Dare un voto, per restituire un diritto. Il Presidente degli Stati Uniti Biden, imposta così l'ultimo sprint prima delle elezioni congressuali dell'8 novembre. Il voto, va da sé, è quello al suo Partito Democratico, il diritto quello all'aborto, nei fatti negato dalla sentenza della Corte Suprema di impronta repubblicana, con una sentenza di fine giugno. Biden promette che se i democratici dovessero mantenere il controllo della Camera, improbabile, e del Senato, possibile, la prima legge che manderà al nuovo Congresso sarà per ripristinare, a livello nazionale, ciò che adesso è tornato prerogativa dei singoli Stati, con il risultato che quelli repubblicani rendono impraticabile l'interruzione di gravidanza e quelli democratici la garantiscono. L'obiettivo è firmare una legge federale che protegga il diritto all'aborto in tempo per il prossimo 22 gennaio, 50esimo anniversario della storica sentenza Roe contro Wade. Se invece i repubblicani dovessero conquistare il Palazzo, avverte, vieterebbero l'aborto in tutta l'America e al Presidente non resterebbe che un politicamente, molto traballante, diritto di veto. Puntare sui diritti civili, aborto, identità di genere e libertà di voto è l'ultimo tentativo di Biden di rovesciare i sondaggi in favore dei democratici, in un Paese che va sempre alle urne guardando al portafogli e dove l'inflazione è mostruosa. Essendo un fenomeno globale, la sola Casa Bianca non ha il potere di ridurla, ma solo di mitigarla con bonus e sconti che però, fanno indebitare l'America come mai prima. Insomma, un'arma a doppio taglio e un altro argomento nell'armamentario repubblicano, verso le prossime elezioni di metà mandato.