Opposizione divisa su Rai, tensioni Fi-Lega su cittadinanza

26 set 2024
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Non c'è pace per il centrosinistra che in mezzo ai difficili tentativi di Elly Schlein per tenere insieme il Campo Largo e a poco tempo dalle prossime elezioni in tre regioni si divide in modo deflagrante sul rinnovo sul consiglio di amministrazione Rai. Sui 4 membri di designazione parlamentare il voto va in porto dopo mesi di trattative fra maggioranza e opposizione, ma mentre PD, Azione e Italia arriva non partecipano, la richiesta era quella di avviare prima delle nomine la riforma della TV pubblica e i 5 Stelle, Verdi e sinistra invece votano e davanti alla cassazione per la consegna delle firme sul referendum contro l'autonomia differenziata parte il reciproco scambio di accuse a distanza. "Il PD è rimasto sulla posizione che era di tutte le opposizioni fino a ieri, quindi al massimo dovete chiedere a altri perché hanno cambiato quella posizione, noi siamo coerenti con l'idea che sia sbagliato rinnovare un consiglio di amministrazione che è sostanzialmente è già fuori legge". "Non capisco perché ci sia stata questa posizione del PD, la rispetto è una loro decisione ma voi comprendete che il CDA di una società di un servizio pubblico deve essere assolutamente e doverosamente presidiato dalle forze di opposizione". I nomi indicati dal Parlamento sono: Alessandro Di Maio, appunto, dai 5 Stelle, Federica Frangi è voluta da Fratelli d'Italia, Antonio Marano in quota Lega, Roberto Natale alleanza Verdi e Sinistra. Dal tesoro invece indicati Giampaolo Rossi e Simona Agnes, altra partita altre tensioni il referendum sulla cittadinanza per gli stranieri Conte non l'ha firmato e ognuno nell'opposizione sta presentando iniziative parlamentari diverse, in maggioranza Forza Italia insiste, mette in campo la sua proposta di legge sullo Ius Scholae anche ai minori non nati in Italia, ma Salvini ribadisce. "Un'altra riflessione che abbiamo fatto all'interno della maggioranza che la normativa sulla concessione della cittadinanza va bene così com'è, non si sente nessuna necessità, ne numerica, ne sociologica, ne pragmatica di cambiare".

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