Adesso è ufficiale, i candidati alle primarie del Pd sono tre e sono Matteo Renzi, supportato da circa 40.000 firme e dalla gran parte dei parlamentari; Andrea Orlando, circa 18.000 firme raccolte, ne ha depositate 1996 in onore della data in cui nacque l’Ulivo, con lui 110 parlamentari; e Michele Emiliano, più o meno 6000 firme raccolte e un più ridotto drappello di onorevoli con lui. Le reciproche polemiche fioriscono, l’ultima quella fra Emiliano e Orlando, che si rimpallano l’accusa di potenziale conflitto di interessi, perché uno, il Governatore della Puglia, è ancora magistrato, e l’altro, il Ministro della giustizia, è appunto titolare di un dicastero che può svolgere ispezioni sulle procure. Tutto succede mentre è in primo piano l’inchiesta CONSIP, che coinvolge il padre di Renzi e il suo braccio destro Luca Lotti, altro motivo di frecciate da parte di Emiliano, stavolta indirizzate all’ex premier. Per quanto riguarda i programmi, differenza sostanziale è la visione sul doppio ruolo di Segretario e Presidente del Consiglio. Secondo Renzi le due figure devono coincidere, per Orlando ed Emiliano invece no. Poi, altre sfumature. Per Renzi va riorganizzata in toto la militanza del partito. Orlando ha in mente un rilancio della vecchia idea dell’Ulivo. Emiliano rivendica, come punto di forza, il sostegno dal basso e batte sul tasto dei capilista bloccati da cancellare nella legge elettorale.