Il Partito Democratico affronta la vigilia del voto del gruppo alla Camera, che deve eleggere il nuovo Presidente, col Segretario Letta che torna a rivendicare la sua scelta di avere una donna alla guida, definendola una fondamentale precondizione ma sottolinea di non avere indicato alcun nome. E intanto proprio sui nomi di Serracchiani e Madia non sono mancate frizioni, con tanto di appello al dialogo da parte di Barbara Pollastrini e adesso c'è attesa per vedere come finisce, ma questo è solo un dettaglio che mostra la delicatezza dei rapporti interni nel PD. Anche se da Letta arriva un altro segnale forte, quando dice "Siamo tutti democratici. Chi è rimasto nel PD, lo ha fatto con convinzione, non ci sono ex". Messaggio prontamente raccolto dalla corrente base riformista che infatti commenta con approvazione le parole del Segretario. Tutta questa dialettica interna però viene vissuta con perplessità da chi come Bonaccini dice "Ora il Paese mi sembra interessato ad altri problemi". Concetto espresso identico anche da Carlo Calenda di Azione che riporta la questione anche sulla corsa del Campidoglio e osserva, le primarie appaiono e scompaiono a seconda della convenienza. "Il problema però del Partito Democratico e della Sinistra in generale, io l'ho riassumerei con il fatto che passano al 90% del tempo a parlare di loro stessi. Uno se si trova nelle idee per governare il Paese sta insieme, se lo fa solo perché se no vincono gli altri, la politica diventa semplicemente le squadre di calcio." A casa 5 Stelle invece si attende che Giuseppe Conte annunci forse, prima di Pasqua, di accettare l'incarico a guidare il movimento con però, tutta l'aria parlamentare che ribolle, per la conferma da parte di Grillo sul limite del doppio mandato, che taglierebbe fuori alle prossime elezioni proprio i big del partito, a partire da Di Maio e preferibilmente, non sarà una grana da poco per Conte.























