L’occhio vigile di Bruxelles da un lato, la serenità del governo, convinto di star procedendo sulla giusta strada e con una crescita confortante, la mobilitazione della Cgil e della sinistra, dall’altro lato. In mezzo a tutto questo sta la legge di bilancio e quel pacchetto sulle pensioni che ha trovato il sì di due sindacati su tre, ma che pure non convince tutti e rischia di creare grane anche al Partito democratico, nel suo dialogo con le formazioni a sinistra. Perché, nonostante dal primo dicembre scatti a sostegno dei più deboli il reddito di inclusione, e nonostante Padoan si dica convinto che sulle pensioni il governo ha fatto “una cosa di sinistra”, in piazza, con Susanna Camusso, ci sarà proprio la sinistra, e tutta, pare. Dunque, non solo bersaniani scissionisti, ma anche quel campo progressista di Giuliano Pisapia, che pure sembra ben disposto ad una coalizione con i democratici, in vista delle prossime elezioni. Tutti contro un pacchetto di modifiche che evidentemente non viene ritenuto sufficiente. Il governo l’ha depositato nero su bianco in Commissione al Senato. Prevede che quindici categorie di lavoratori saranno esentati dall’aumento automatico dell’età pensionabile a 67 anni, che scatterà per tutti dal 2019, per un costo che in quattro anni viene stimato in 385 milioni di euro. “Un aggravio che però, sostiene l’esecutivo, non ha alcun impatto sulla sostenibilità dei nostri conti perché non ne deriva una maggiore spesa pensionistica”. Intanto il nostro bilancio resta sotto l’occhio vigile di Bruxelles, che nella lettera inviata ha già fatto sapere che siamo a rischio di una procedura di infrazione. Ma il giudizio definitivo non arriverà prima della prossima primavera, mentre Padoan ha già assicurato che la Commissione ha riconosciuto le molte cose buone fatte e che la nostra crescita farà la differenza.