Michele Emiliano finisce in fuorigioco in due Regioni. Il governatore pugliese, candidato alle primarie del PD del 30 aprile, è stato escluso in Lombardia e in Liguria dalla competizione che lo vede duellare con Matteo Renzi e Andrea Orlando per la segreteria. Cartellini rossi esibiti sotto il naso di Emiliano per non aver raccolto, secondo la Commissione congresso dei democratici, le firme necessarie per correre nelle due Regioni del nord. La decisione ha innescato un nuovo scontro tra i sostenitori del Presidente pugliese e i supporter renziani. Il primo a protestare è Francesco Boccia, esponente della mozione di Emiliano, che assicura: “Le firme ci sono, in Liguria in tutti i collegi e in Lombardia in più della metà. Non mi pare ci sia nessun organo ufficiale del partito che comunichi le esclusioni, ma solo notizie diffuse ad arte, che riteniamo infondate. Alla decisione delle Commissioni regionali, se e quando ci verrà notificata, noi faremo appello”. A rintuzzare l’attacco del fedelissimo di Emiliano è uno dei più vicini a Renzi, Ernesto Carbone: “La Commissione nazionale per il congresso ha preso atto dalle Commissioni regionali di Lombardia e Liguria che la Lista Emiliano non aveva raccolto le firme necessarie. Mi dispiace molto che non siano riusciti – scandisce Carbone, che fa parte della Commissione congresso – ma è il Regolamento che prevede l’esclusione, un Regolamento approvato all’unanimità con il voto anche di chi rappresentava Emiliano”. La mozione del governatore è riuscita a raccogliere le 50 firme necessarie a presentare una lista solo nel collegio di Genova per la Liguria e in cinque collegi della Lombardia, ma lo Statuto del PD prevede che, per essere ammessi alle primarie, bisogna aver raccolto le firme in almeno la metà delle Province di ogni singola Regione.