Regionali Abruzzo, infrastrutture al centro delle sfide

28 feb 2024
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Sanità, infrastrutture, lavoro e produzione industriale: sono le tematiche al centro delle prossime sfide in Abruzzo. Il fronte più caldo è quello dei trasporti e della mobilità delle persone; il territorio infatti risulta prevalentemente montuoso e sismico ed è diviso tra chi vive nelle zone interne più critiche, soprattutto nelle provincia di Teramo e de L'Aquila e coloro che abitano vicino al mare lungo la costa più urbanizzata. Su 533 km di rete ferroviaria, il 77% è a binario unico come la Roma-Pescara che dista 200 km ma a percorrerla in treno ci vogliono 3 ore e 20 minuti. La Regione inoltre, non è servita dall'alta velocità. Per la tratta veloce Roma-Pescara occorre aspettare ancora: l'opera si farà si continua a ripetere, ma intanto la spesa per avviare i lavori è salita a 951 milioni di euro. Nel piano dei trasporti regionale, l'obiettivo primario si legge è quello di potenziare tutte le infrastrutture; per quanto riguarda la sanità, le liste d'attesa sono ancora lunghe. Per un intervento al femore, non si trova quasi mai posto nelle strutture locali secondo il rapporto della Corte dei Conti. Secondo l'ultimo report della Corte dei Conti, la sanità abruzzese ha speso, nel 2022, 86 milioni di euro per servizi erogati presso strutture ospedaliere di altre regioni. Il dato è in calo se pensiamo che nel 2020 la mobilità passiva era a 102 milioni di euro. Per migliorare la situazione, è stato approvato il piano regionale della nuova rete ospedaliera. "Noi ci siamo mossi per dare ai cittadini una facilità di accesso maggiore al ricovero sapendo loro stessi dove si devono creare e qual è il percorso che dovranno seguire. Fin dall'inizio, dovranno essere seguiti per tutte le fasi della malattia". "La maggiore carenza di personale è nelle figure infermieristiche-mediche; spesso vengono posti in essere dei bandi a tempo determinato per le quali un medico non ha nessun interesse a rispondere". Uno dei settori che negli anni ha registrato sempre più perdite, in termini di occupazione di aziende che chiudono, è quello dell'agricoltura: in 10 anni, dal 2010 al 2020, c'è stato un calo del numero delle imprese agricole del 33,4%. Il settore che maggiormente ha risentito della crisi economica è stato quello dell'uva con perdite del 70%. I coltivatori hanno chiesto e ottenuto lo stato di calamità.

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