Il decreto dignità è il biglietto da visita con cui il governo si è presentato al mondo del lavoro. E il M5S e Luigi Di Maio lo hanno pensato anche come lo strumento per riprendersi il centro della scena politica. Missione compiuta, non c’è che dire. Ma non soltanto per i motivi sperati dal ministro del Lavoro. Perché se ne parla di questo decreto ma se ne parla soprattutto per quei famigerati 80 mila posti di lavoro che secondo le stime dell’Inps potrebbero andare persi nei prossimi dieci anni. Il ministero dell’Economia e Luigi Di Maio contestano queste valutazioni e parlano di una manina malevola che è intervenuta all’ultimo momento sugli allegati del decreto. Ora, al di là di come sono andate le cose e di come questo influirà sul quotidiano di chi lavora, bisogna sottolineare le polemiche che hanno investito pilastri come la Ragioneria generale dello Stato e l’Inps con conseguenti repliche al calor bianco. Sono passati poco meno di due mesi dall’insediamento del governo e insieme ai punti esclamativi su immigrazione e lavoro, ci sono punti interrogativi che ancora bisogna decifrare. .