L'ultimo scoglio è stato bypassato. All'ultimo tuffo verrebbe da dire. E le metafore balneari potrebbero proseguire a lungo. Come lungo è stato il confronto tra le forze politiche sul nodo delle concessioni degli stabilimenti che ha bloccato fin quasi all'ultimo giorno utile tutto il disegno di legge sulla concorrenza. Non ce n'è stata tanta negli ultimi decenni sulle spiagge che lo Stato dà in concessione ai privati. Chi ce l'aveva di proroga in proroga se l'è tenuta decenni pagando le stesse cifre a volte bassissime di 30 o 40 anni fa a fronte di incassi invece al passo coi tempi e con l'inflazione. Entro il 31 dicembre 2023, come da indicazione del Consiglio di Stato, ci saranno i bandi di gara con la possibilità per i comuni in ballo con contenziosi aperti di ottenere deroghe fino alla fine del 2024. Ma se il gestore perde una spiaggia in cui ha fin lì investito tanti soldi, tra cabine, ombrelloni e strutture varie? È stato questo il nodo più difficile da sciogliere. Alla fine l'accordo sugli indennizzi è stato trovato lanciando la palla al Governo. I criteri per quantificarli saranno infatti fissati da un decreto delegato entro sei mesi. Servirà quindi un ulteriore testo di legge per dirimere la questione sul cosiddetto valore dell'impresa cui fare riferimento per ristorare i concessionari uscenti a carico dei subentranti. Dall'articolo 2 del Decreto Concorrenza, questo l'accordo raggiunto, vengono tolti tutti i riferimenti tecnici su cui la maggioranza non ha mai trovato un accordo.