In principio erano i cinquantamila emendamenti a gravare sul testo e la realtà è, sì, fatta di numeri, ma numeri in questo caso ridotti come quelli della maggioranza al Senato, laddove, come ha spiegato il Capogruppo PD Zanda, ogni votazione è sempre complessa. C’è poi il Regolamento di Palazzo Madama, il calendario dei lavori, ed ecco che allora, come è apparso più saggio già da tempo agli occhi di una parte della stessa compagine di Governo, rinviare è meglio che, forse, non approvare con tanto di annessi rischi sulla tenuta stessa dell’Esecutivo. Sullo ius soli, il provvedimento sulla cittadinanza agli immigrati di seconda generazione, arriva lo stop del Premier Paolo Gentiloni. Il testo avrebbe dovuto vedere la luce nelle intenzioni iniziali, con tanto magari di fiducia posta dal Consiglio dei Ministri, già forse nella prossima settimana o al massimo nella successiva. Ma tensioni e contestazioni, come quelle vissute in aula un mese fa con il Carroccio sulle barricate e, appunto, gli innumerevoli emendamenti presentati, hanno fatto prevalere l’ipotesi rinvio. “Tenendo conto delle scadenze urgenti e delle difficoltà emerse in alcuni settori della maggioranza, non ritengo ci siano le condizioni per approvare il disegno di legge prima della pausa estiva”, scrive in una nota Gentiloni. “Si tratta – aggiunge – comunque di una legge giusta e l’impegno per approvarla in autunno rimane”. Il PD si schiera al fianco del Premier: “Siamo con lui. La legge resta un obiettivo importante”, spiega il Vicesegretario Maurizio Martina. E soddisfatto si dice Angelino Alfano che fin da subito aveva posto la questione rinvio. “Apprezziamo il buonsenso e il rispetto per chi sostiene il suo Governo”, dice Alfano. Ma per Speranza di MDP il rinvio resta un errore. Per UNICEF-Italia sarebbe un tradimento. Per la CEI è la vittoria dei prepotenti. Non per Forza Italia, che “plaude alla scelta – spiegano gli azzurri – capace di rasserenare il clima politico”. Esulta, invece, Matteo Salvini.