L'utero in affitto? È inaccettabile. Lo ribadiscono i vescovi italiani al termine dei lavori del Consiglio Episcopale Permanente che si è svolto in questi giorni a Roma. "I figli non possono mai essere considerati un prodotto o l'oggetto di un pur comprensibile desiderio", hanno scritto i vescovi nel comunicato finale. Aggiungendo che "ormai molte persone, pur con idealità diverse, riconoscono come inaccettabili pratiche che mercificano la donna e il nascituro". E nella conferenza stampa di fine lavori il tema è stato affrontato già con la prima domanda rivolta al segretario generale della CEI, monsignor Giuseppe Baturi, che ha segnalato come anche le indicazioni di Papa Francesco siano chiare. "Le indicazioni anche del Santo Padre, ricordo che proprio meno di un anno fa parlò di una pratica, quella dell'utero in affitto, che rischia di mercificare la donna, soprattutto le più povere sono quelle che più sono interessate a trasformare il figlio nell'oggetto di un contratto. Il dialogo tra di noi è stato sulla scia di parole inequivoche dette dal Papa più volte". Ma i vescovi tengono a distinguere questo tema da quello dell'iscrizione all'anagrafe dei figli delle famiglie di coppie dello stesso sesso. "È un problema delicato da affrontare non con slogan o propaganda", dicono, ma trovando strumenti prudenti capaci di dare dignità alle persone. E anche di migranti hanno parlato i vescovi italiani, e della strage di Cutro. Hanno espresso dolore e indignazione per quella tragedia, definita una ferita aperta che mostra la debolezza delle risposte messe in atto.