Una media di due provvedimenti al giorno, anche qualcosa in più. Da fine gennaio la lotta al coronavirus si articola in una serie lunghissima di atti presi dal Governo e da altri enti statali. Sigle e nomi astrusi che abbiamo ormai tutti imparato a conoscere. La prima mossa la compie il Ministro della Salute, il 22 gennaio, indicando la diffusione del virus in Cina e i primi controlli in Italia. Ma è la dichiarazione dello stato di emergenza, a fine mese, a segnare lo spartiacque. La Protezione Civile può scendere in campo in deroga alle leggi esistenti. Lo fa già il 3 febbraio con un'ordinanza. Ne seguiranno molte altre, mentre il Governo approva il 23 febbraio il primo decreto legge con le misure restrittive, mirate soprattutto ai comuni del nord Italia, colpiti per primi dal virus. Man mano i decreti legge diventeranno 6, mentre i decreti del Presidente del Consiglio, in sigla DPCM, arriveranno a nove a fine marzo. Tra le misure più forti ricordiamo, a inizio marzo, la sospensione delle attività didattiche. Poi l'allargamento, nel giro di un week-end , della zona rossa prima alla Lombardia e un pezzo del nord, poi all'intero Stivale, fino al decreto “Cura Italia”, varato a metà marzo per dare sostegno a famiglie, lavoratori e imprese. Nel frattempo si muove la Protezione Civile, si muovono i singoli Ministri, con ripercussioni immediate su Regioni e Comuni. Si cerca di fare un po' d'ordine tra tante nuove regole con un altro intervento del Governo, il 24 marzo. Si tratta di un decreto legge, un tipo di atto che a differenza dei DPCM passa sia dal Quirinale che dal Parlamento. Più garanzie, dunque, anche in una fase di emergenza come quella che stiamo vivendo. Fase eccezionale anche per la vita quotidiana delle Istituzioni. In aula si entra in pochi per garantire le distanze anti contagio. Il confronto è aperto tra chi chiede procedure più snelle e magari il voto a distanza, come nel Parlamento europeo, e chi non vuole cambiare troppo, temendo di infiacchire l’azione di Camera e Senato. Nel frattempo sul “Cura Italia” a Palazzo Madama si ammucchiano più di 1.100 emendamenti, se non rischiasse di impantanare un provvedimento così importante, quasi uno squarcio di normalità in tempi tanto cupi.