E ora si apre una nuova fase del fare. Chiusa la prima grande tornata elettorale ai tempi del covid. Al PD si tira un sospiro di sollievo. I risultati premiano la linea del segretario Nicola Zingaretti, con il pareggio alle regionali, il pericolo scampato, in Toscana e il sì al referendum, nonostante le contrarietà di alcuni esponenti del partito. L'analisi dei flussi elettorali parlano di un PD primo partito quasi al 20% e una somma tra le forze politiche dell'attuale maggioranza al 48,7 contro il 46,5 del centrodestra. Sull'eventuale rimpasto nega alcuna richiesta Zingaretti: sarà poi il Presidente del Consiglio, nella sua totale libertà, a valutare sia il merito, ovviamente, dei contenuti, sia la squadra che ci ha portato fino a qui e quella che dovrà continuare. Non è il PD che pone un tema di questo tipo. La sfida si concentra ora sul rilancio dell'azione di governo con un Recovery Plan italiano, che deve portare a un grande piano del lavoro attraverso le risorse europee per digitalizzazione e green economy. E poi ha un piano da definire in tempi rapidi per rafforzare la sanità pubblica su cui orientare le risorse del MES. Da Montecitorio parla di un rafforzamento dell'esecutivo l'ex segretario dem Matteo Renzi: la partita della Toscana stabilizza la legislatura. Noi non abbiamo mai chiesto il rimpasto, non lo chiediamo e non lo chiederemo. Rimane il patto per le riforme, inclusa la legge elettorale, il cui testo base che prevede un sistema proporzionale con sbarramento al 5%, sarà votato a fine mese in commissione alla Camera, ma il cui accordo di maggioranza rischia di saltare proprio per gli alleati più piccoli.