"E noi non utilizziamo acqua pubblica." È una Roma che ha sete, perché non piove da 3 anni. questa mancanza d'acqua, cambia regole, comportamenti, abitudini. Inaridisce le persone, che Paolo Virzì racconta in "Siccità", la pellicola presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. "Allora Facciamo così, si prepari mezzo minuti, andiamo in onda stasera." "Mezzo minuto?" "SI. Si appunti un pensiero sul momento che stiamo attraversando: emozioni, paure e speranze. Ma sintetico. Grazie." "Gentilissimo." "Ci piaceva riempire lo schermo di facce, di storie, di folla. Forse perché venivamo da un momento di solitudine, di distanziamento." Emarginati e vittime, approfittatori, ma anche persone che nemmeno si accorgono di quello che gli accade attorno. Un film corale, nato durante la pandemia, in cui l'uomo con le sue sfumature è al centro di tutto. "Amore di papà, c'hai 16 anni, devi ridere, innamorarti." È un personaggio bello stanco. Che bello. Portare la stanchezza in scena è il sogno di tutti, almeno mio, diciamo in questa fase della mia carriera, tra virgolette." "Sara, il personaggio che interpreto, ha proprio una ferita che porta avanti. E questa ferita le è comparsa a causa di un lutto sentimentale, proprio, che in lei ha causato un nodo, probabilmente ha causato tutti le ... i problemi relazionali sono causati da questo tipo di rapporto che non è più andato avanti come lei sperava." "Il titolo del film, è la sintesi di questo umanità che è messa in scena, insomma. L'aridità di questa Roma che ci sembrava distopica un anno e mezzo fa, quando stavamo sul set e invece si è rivelato assolutamente attuale, tragicamente attuale oggi." "Le case occupate?" "Lungo il fiume, in fondo, in fondo, attraversi il ponte, vai dall'altra parte e lì c'è il mercato." "Grazie".























