Secondo gli analisti della Silicon Valley la colpevole sarebbe l’intelligenza artificiale. Che starebbe già mettendo in crisi il cuore pulsante storico di Google, cioè il motore di ricerca, e, in prospettiva, lo farà sempre di più. Deriverebbe da qui la decisione, comunicata dal colosso del web, di tagliare centinaia di posti di lavoro. Risultano colpiti soprattutto i team di ingegneri impegnati nello sviluppo della realtà aumentata. E poi quelli che lavorano nel settore del Voice Assistant, il mondo cioè che attiene all’uso dei comandi vocali per l’assistenza, e quelli del settore dell’hardware impegnati con Pixel, i cellulari a marchio Google, con Nest, il sistema di domotica, e con Fitbit, l’universo fitness legato all’uso degli smartwatch. Qui, secondo indiscrezioni, sarebbero in uscita perfino i due cofondatori di Fitbit. Meno diversificazione, a quanto pare, e più concentrazione. Come se Google puntasse, più che a essere presente in ogni campo, a presidiare solo i settori più promettenti. Così almeno si evince dalle dichiarazioni dell’azienda: stiamo investendo sulle nostre priorità e sulle significative opportunità che vediamo per il futuro. Tutto questo succede proprio nelle ore in cui l’avvocato generale della Corte di Giustizia europea ha proposto di confermare la multa di 2,4 miliardi di euro a Google comminata nel 2017 dall’Unione europea e contro la quale aveva l’azienda aveva fatto ricorso. L’accusa a Google era quella di aver sfruttato la sua posizione dominante nel mercato dei servizi di ricerca web allo scopo di favorire il suo comparatore di prodotti a discapito degli altri. Come? Semplicemente visualizzando in cima alla lista i suoi risultati. Sulla multa nelle prossime settimane ci sarà la decisione finale della Corte.