La controrivoluzione viene dal basso dopo che il clamoroso ribaltone era stato deciso dai vertici, e tutto in tempi rapidissimi da soap opera. Sam Altman, l'amministratore delegato di OpenAI, cacciato venerdì 17 per contrasti col CDA torna al suo posto a furor di popolo, ossia della quasi totalità dei 770 dipendenti che hanno minacciato le dimissioni se il padre di ChatGPT fosse davvero andato via. Alla Microsoft per di più. Il gigante ideato da Bill Gates che pure in OpenAI ha investito 10 miliardi di dollari, aveva già trovato l'accordo con Altman per un subitaneo passaggio al gigante di Redmond con la contestuale creazione di una struttura ad hoc per portare avanti lo sviluppo dell'intelligenza artificiale generativa. Erano pronti al travaso i dipendenti ribelli determinati nel seguire il loro guru e ad approfittare dei ponti d'oro che Microsoft ha subito fatto loro. Avrebbe significato svuotare gli uffici e il futuro di OpenAI. Microsoft, ne detiene, infatti, quasi il 50% e avrebbe quasi certamente chiuso il rubinetto per concentrarsi sul suo solitario progetto. Il consiglio di amministrazione di OpenAI, messo alle strette ha fatto retromarcia, richiamato Altman e alzato bandiera bianca. I consiglieri saranno quasi tutti sostituiti. Gli investitori hanno dato ragione ai dipendenti. Restano sul tavolo i motivi dell'incredibile scontro, la battaglia tra falchi e colombe. Altman tra i fondatori della ex no profit OpenAI, assieme ad Elon Musk, Amazon e altri ancora era accusato dal CDA di voler accelerare su prodotti e profitti anziché procedere con i piedi di piombo stando attenti alla sicurezza. Ora avrà mani libere?.