Rinunciare all'auto, girare in bici, spegnere le luci. Pratiche green, buone e giuste, ma per aiutare l'ambiente non bastano. Il riscaldamento globale è anche una questione di pancia, laddove ogni giorno, scegliamo i cibi che porteremo in tavola, perché dalle scelte alimentari che facciamo, dipende la nostra salute e quella del pianeta. Lo ricorda chiaramente il modello di alimentazione sostenibile, di Fondazione Barilla, che già nel 2010, lanciava la prima versione della doppia piramide, una rovesciata, rispetto all'altra. La prima è quella della Salute, con gli alimenti consigliati, come verdura e frutta alla base, quelli più dannosi sono al vertice, carne rossa e formaggi, che le famiglie italiane, nonostante tutto, continuano a consumare in eccesso. Mentre negli ultimi vent'anni, si è ridotto del 20% il consumo di frutta e verdura. Consumi sbagliati, che alimentano a livello globale, le morti per malattie cardiovascolari, responsabili solo in Italia, di quasi il 36% di tutti i decessi. L'altra piramide rovesciata, evidenzia invece, gli alimenti, con minore impatto ambientale al vertice e quelli con maggiore impatto, alla base, dove restano le carni rosse, che sull'ambiente impattano 30-40 volte di più, rispetto alle verdure. "Già che il 37% delle emissioni di gas serra, che sono quelli che producono il riscaldamento globale e sono in realtà, attribuiti al sistema agroalimentare, dalla produzione, quindi, dalla fattoria all'azienda, fino al trasporto e al consumo e a soprattutto, al rifiuto, a quello che, noi poi buttiamo, spesso in pattumiera, non dimentichiamo, buttiamo il 40% del cibo, in Europa, che compriamo, quindi tutto questo sistema produce un 37% di emissioni, che dobbiamo ridurre e che è un contributo importante, soprattutto nel momento in cui, stiamo chiedendo che dobbiamo arrivare a emissioni zero, no? E quindi nel 2050, che è un tema delle politiche europee". Dalla doppia piramide, basata sulla dieta mediterranea, riconosciuta dall'UNESCO, come Patrimonio Immateriale dell'Umanità, Fondazione Barilla, sviluppa quest'anno in via sperimentale, sette nuovi modelli culturali, per indirizzare le persone, ovunque nel mondo, verso scelte alimentari sostenibili. Sono modelli che, per ogni classe di alimenti, indicano i cibi più adatti a ciascuna cultura gastronomica, per sette grandi aree del pianeta: Asia meridionale e orientale, Africa, Mediterraneo, Paesi nordici e Canada, America Latina e Stati Uniti. "Si possono ottenere con delle diete tipiche, diciamo dei Paesi, con dei loro cibi, anche quei risultati di sostenibilità, di salute, che tutti ci auspichiamo, quindi questo è il modello giusto, non forzare nessuno, ma cercare di lavorare insieme, attraverso le proprie culture, anche in questo percorso di sostenibilità".