Affascinante il mondo del mare, il più ricco di forme di vita ma sconosciuto fino a qualche decennio fa. L'ambiente marino profondo oggi è un po' meno misterioso grazie alla tecnologia, alla scienza, alla robotica, robot applicati al monitoraggio di specie e habitat marini come i Rov, veicoli operati da remoto, sono diversi quelli in dotazione all'Ispra, utilizzati a seconda dell'ambiente da esplorare, veicoli sottomarini filoguidati. "Noi possiamo operare dalla superficie fino a 1.000 metri. E' sostanzialmente pilotato da una postazione di comando e controllo che si trova su un gommone o su un'imbarcazione, tutte le informazioni viaggiano su di un cavo ombelicale che collega l'imbarcazione con lo strumento in acqua." "E consente di fare foto, video ma anche di prelevare materiale." "Sì, consente soprattutto di prelevare campioni perché spesso non è semplice identificare una specie di Corallo, piuttosto che una Gorgonia semplicemente dalle foto." La tecnologia ha dunque sicuramente rivoluzionato lo studio della biologia marina svelando una realtà soltanto immaginata e consentendo di studiare da vicino gli habitat, ma ha purtroppo restituito e ancora restituisce anche il risultato delle attività dell'uomo sul mare. "Ci è capitato spesso di incontrare dei rifiuti sul fondo marino, spesso soprattutto delle reti perse che sono una minaccia grandissima per i nostri mari perché continuano a pescare. Sui fondali abbiamo trovato anche ad esempio dei copertoni, delle lavatrici, si trova un po' di tutto e pertanto finché l'uomo non percepisce l'importanza di tutelare un ambiente marino, non è che se il rifiuto non si vede in superficie vuol dire che il mare sotto non nasconda purtroppo le tracce dell'uomo." E così lo stesso progresso che il più delle volte è all'origine del degrado ambientale rappresenta oggi lo strumento per studiare la realtà e provare a ripristinare le condizioni adeguate di vita degli ecosistemi marini, preservarne la ricchezza e la diversità su un pianeta ancora spesso umiliato e offeso.