Il silenzio suonato dal trombettista della polizia chiude le celebrazioni per il ventottesimo anniversario della strage di Capaci. Un anniversario diverso dal solito. A causa delle restrizioni del Coronavirus, infatti, non c'è stata la folla oceanica degli anni precedenti. Non sono arrivati gli studenti con le Navi della Legalità, ma in tanti hanno partecipato attraverso le piattaforme web. E in tanti hanno raccolto l'invito della Fondazione Falcone ad esporre da finestre e balconi dei lenzuoli bianchi come quelli che i palermitani esposero alle finestre all'indomani delle stragi del '92 per dire no alla mafia. Le celebrazioni sono iniziate di mattina sul luogo dell'attentato dove sono state deposte le corone di fiori in memoria delle vittime. Presente tra gli altri, Tina Montinaro, la vedova di Antonio Montinaro, che insieme con Vito Schifani e Rocco Dicillo, componeva la scorta del giudice Giovanni Falcone e della moglie Francesca Morvillo. Quel ragazzone di 24 anni che decide di scortare un grande magistrato deve essere d'esempio a tutti i giovani di oggi che devono decidere da che parte stare. E questo è il nostro impegno che portiamo quotidianamente nelle scuole. È l'impegno della polizia di stato, è quello che facciamo sempre proprio per la memoria perché pensiamo che la memoria è molto importante, dove ci rendiamo conto che poi, insomma, specialmente in questo periodo, parecchie persone hanno la memoria corta. Quest'anno per rendere omaggio a chi durante l'emergenza Covid ha continuato a lavorare, i nomi delle 11 vittime delle stragi di Capaci e di via D'Amelio sono stati letti da medici, infermieri, farmacisti e raider. Perché è anche con l'impegno di tutti, ogni giorno e con qualunque difficoltà, che si combatte la mafia.