In Puglia otto ginecologi su dieci sono obiettori di coscienza. Percentuali molto alte anche tra infermieri, anestesisti e ostetriche, le altre figure professionali impegnate nei reparti di ginecologia ed ostetricia. Numeri che in passato hanno effettivamente creato più di un problema: “Ci sono stati dei problemi naturalmente per l’elevata percentuale di medici che hanno optato per l’obiezione di coscienza. In questo caso debbo dire che gli amministratori sono stati bravi nel trovare delle soluzioni senza incidere sul diritto, anche dei medici, di operare l’obiezione che oltretutto è prevista per legge”. Vito Montanaro è il direttore della ASL di Bari: con nove ospedali, dodici distretti e 1,5 milioni di assistiti, una tra le più grandi d’Italia: “Noi abbiamo quattordici ginecologi non obiettori su un plafond di settanta ginecologi in servizio, quindi una percentuale molto alta. Grazie a questo riusciamo ad essere performanti in tre delle sei strutture attive in questo momento, che possono effettuare interruzione volontaria di gravidanza. Ognuna delle tre effettua intorno alle 500-600 prestazioni all’anno, per cui riusciamo a sopperire, riusciamo a dare una risposta alla domanda dei nostri assistiti”. In quanto ad interruzioni volontarie di gravidanza, tuttavia, la voce del padrone in Puglia continuano a farla le strutture private convenzionate, che secondo gli studi, fermi al 2013, coprirebbero il 70 per cento delle richieste. Percentuali che hanno risvolti economici di non poco conto, se si pensa che ogni DRG per interruzione di gravidanza viene rimborsato dalla Regione con una cifra di 1.200 euro.