Il 6 giugno del 1968, che è il giorno in cui fu ucciso Bob Kennedy, io conducevo il telegiornale alla RAI, il primo telegiornale fatto da giornalisti, perché fino a allora erano gli annunciatori che davano le notizie, scritte da redattori, e poi le annunciavano in televisione, e lo conducevo insieme a Andrea Barbato. E quel giorno arrivò in redazione la notizia dell'attentato a Los Angeles, in questo albergo, di Bob Kennedy. Quindi noi anticipammo il telegiornale e andammo subito in onda. Andrea Barbato si trovava in quell'hotel di Los Angeles e io in studio. Fu un'esperienza anche professionale terribile, perché le notizie erano poche, arrivavano a fermenti, non si sapeva bene cos'era successo. Arrivavano cose che riguardavano l'attentato, ma non si sapeva chi aveva sparato, come stava Bob Kennedy. Insomma andammo avanti in trasmissione, senza interruzioni, dalle 12:30 alle 07:00 di sera. Fu la prima maratona televisiva. Quindi io quel giorno, che è stato così drammatico per lui e per la sua famiglia, io l'ho vissuto in un modo un po' particolare. Ho ammirato di tutta questa famiglia, due cose: il carisma che lui ha dimostrato anche qui, ma anche quei tanti capelli che io non ho.