Il bersaglio dell’agguato era Mario Luciano Romito, cinquant’anni, boss del Gargano, ucciso mentre era a bordo della sua autovettura, lungo la provinciale 272 tra Apricena e San Severo, nei pressi della vecchia stazione di San Marco in Lamis. Ucciso anche il cognato, Antonio De Palma, quarant’anni, che gli faceva da autista. Altre due persone sono morte, ma innocenti: Luigi e Aurelio Luciani, due agricoltori la cui unica colpa è stata quella di passare nel momento sbagliato proprio da lì, testimoni scomodi del duplice omicidio. Hanno tentato di fuggire, ma il loro Fiorino è stato bloccato dal commando omicida. Uno dei due ha cercato di scappare a piedi, ma è stato rincorso e giustiziato; l’altro è stato colpito a morte all’interno del mezzo. La strage è avvenuta questa mattina intorno alle 10:30. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri del Comando provinciale di Foggia, il commando era composto da 4-5 persone. Hanno affiancato la macchina delle loro vittime e hanno aperto il fuoco con un kalashnikov e un fucile da caccia, uccidendo sul colpo Romito e De Palma. I sicari ora sono in fuga. L’esecuzione è maturata nell’ambiente mafioso garganico, insanguinato da una faida feroce che contrappone il clan Romito e quello di Libergolis, in origine due famiglie di allevatori di Manfredonia, non più alleati ma nemici dal 2009. La faida del Gargano ha provocato, da entrambe le parti, decine di morti. Una mafia arcaica e violenta, fatta di pastori e di masserie, che si sono dati al traffico di droga e di armi e al racket delle estorsioni. Domani arriverà a Foggia il ministro degli interni, Minniti.