Franca e Ferdinando Rampi non parlano ma sorridono a chi incontrano, da 40 anni dalla tragica morte di Alfredino Rampi il loro bimbo di sei anni inghiottito e morto in un pozzo artesiano in attesa per quasi tre giorni di essere salvato si battono perché la prevenzione non resti solo un concetto astratto perché fu proprio la mancanza di organizzazione e coordinamento dei soccorsi al limite dell'improvvisazione che fecero comprendere l'esigenza di una nuova struttura organizzativa per poter gestire le situazioni di emergenza e che negli anni successivi portò alla nascita della Protezione Civile all'epoca ancora solo sulla carta. Franca e Ferdinando Rampi parlano dunque attraverso la voce dei tanti volontari che hanno risposto all'appello del centro Alfredo Rampi Onlus scintilla di questa struttura che celebra i 40 anni della sua costituzione avvenuta proprio dopo il tragico epilogo dell'incidente di Vermicino, con una giornata dal titolo emblematico più in là oltre la resa. "Il volontariato è una forza in Italia inusuale, siamo tanti, siamo specializzati, siamo organizzati in associazioni, iscritti a livello locale, regionale e del dipartimento di Protezione Civile quindi attivabili quando le istituzioni ne hanno bisogno. Il volontariato è un qualcosa che deve nascere dal cuore, deve nascere da dentro perché il volontariato è fatica, è impegno, è energia in campo, è togliere a volte anche alla famiglia, togliere a volte anche un po' al lavoro. Secondo me la Protezione Civile deve diventare una professione, non pagata ma una professione, più siamo professionisti e più possiamo dare soccorso a tutti quanti ma il soccorso si intende anche negli hub vaccinali o in qualsiasi momento a tutta la popolazione.".