Beni sequestrati alla mafia, giro di affari da 25 mld

13 mar 2017
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Non può e non deve passare il messaggio che i beni sequestrati alla mafia stiano meglio nelle loro mani. È fondamentale la tracciabilità e la riassegnazione dello Stato dei beni della criminalità. Questo il concetto che il Ministro dell’interno ripete più volte e questo è il modo per poter pensare a sconfiggere la mafia colpendola cioè nei suoi interessi economici. Ma per fare tutto questo è fondamentale che la riforma della legge sui beni confiscati, già approvata dalla Camera nel novembre 2015, venga licenziata al più presto anche dal Senato. Gli immobili confiscati e sequestrati alle mafie, destinati dall’Agenzia nazionale, sono passati da 1.731 nel 2015 a 1.098 nel 2016. L’importante è la tracciabilità successiva del bene e per fare questo – dice il ministro Minniti – si può prevedere che a capo dell’Agenzia non ci sia necessariamente un Prefetto, ma un manager proprio per la gestione strategica. “È lecito pensare che alla guida dell’Agenzia ci possa essere anche una figura diversa da un Prefetto? Lo dice il Ministro dell’interno, sì. Io penso che sia la cosa più giusta. Poi di volta in volta il Governo valuterà come è giusto. Tuttavia, la possibilità di pensare ad una cosa che sia saldamente inserita dentro il sistema delle prefetture e tuttavia che si apra a managerialità, ad apporti, a contributi del tutto nuovi e forti, io la considero la cosa più giusta”. L’obiettivo comunque è l’approvazione della riforma, ripete il Presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosi Bindi, ma non può terminare la legislatura – dice – senza averla approvata. Il problema nella gestione dei beni sequestrati tante volte è che l’organizzazione mafiosa non accetta che gli siano stati confiscati e quindi tenta con ogni mezzo di riaverli. “L’obiettivo finale non è soltanto quello di strappare i beni ai mafiosi e di destinarli a uso pubblico, è anche impedire che di questi beni il mafioso tenti di riappropriarsi, magari dietro prestanome e soprattutto far sì che i beni, una volta assegnati, funzionino per lo scopo per cui sono stati assegnati, cioè quella finalità pubblica che è nella legge e che deve essere nell’azione di supporto dell’Agenzia”.

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