Blitz contro traffico cocaina, Gratteri: "Grande risultato"

24 gen 2017
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“È un grande risultato che ha coinvolto più Stati. Noi ormai da decenni abbiamo rapporti diretti con la polizia colombiana. Una grande collaborazione l’abbiamo avuta con la Spagna e con l’Inghilterra. Sono stati interessati più porti d’Italia (Gioia Tauro, Genova, Napoli). Questi vendevano la cocaina in 15 regioni d’Italia. Vendevano anche hashish, marijuana e eroina. C’è un ritorno dell’eroina e un nuovo interesse da parte della ‘ndrangheta per l’eroina. Abbiamo sequestrato anche 3 tonnellate di marijuana nel mare Adriatico, nello stretto di Otranto, e proprio stamattina, nel corso degli arresti, abbiamo sequestrato altri 20 kg di marijuana”. Il porto di Gioia Tauro è un porto del quale ci siamo occupati spesso, quando abbiamo parlato di cronaca, come punto d’arrivo e smistamento della droga. I porti stavolta sono molti. C’è stata una delocalizzazione delle operazioni criminali? “No, è successo questo. Il porto di Gioia Tauro è, ovviamente, controllato da quattro famiglie importanti di ‘ndrangheta, dove addirittura altri cartelli di ‘ndrangheta che vogliono sbarcare la cocaina al porto di Gioia Tauro devono pagare la mazzetta che si aggira intorno al 20 per cento del valore della cocaina che viene ‘sdoganata’ al porto di Gioia Tauro, ma la ‘ndrangheta si è sempre servita di porti, anche internazionali, soprattutto Amsterdam, Rotterdam e Anversa. Hanno sempre diversificato. Noi pensiamo che la ‘ndrangheta usi solo il porto di Gioia Tauro perché, nel corso degli anni, ci siamo molto concentrati sul porto di Gioia Tauro. Ricordo che, quando ero alla Procura di Reggio Calabria, come Procuratore aggiunto e, prima ancora, come sostituto abbiamo, anche in quegli anni, sequestrato tonnellate e tonnellate di cocaina”. Che significa per la ‘ndrangheta, invece, questo colpo? “Purtroppo, ahinoi, non sono colpi mortali. Noi, ad esempio, più volte nel corso di indagini, quando abbiamo fatto sequestri imponenti, senza batter ciglio, alla telefonata, all’incontro successivo ‘andiamo avanti, compra altri 2.000 kg’ in Sudamerica lo dicevano ai broker, che vivono stabilmente lì. Purtroppo, questo traffico si riesce solo ad allentare, ma non a sgominare perché il problema è alla radice. Per risolvere il problema del traffico di cocaina bisogna che intervenga l’Onu sugli Stati di Colombia, Bolivia e Perù, perché sono gli unici tre Stati dove si produce, al mondo, la cocaina. Lì devono intervenire sui produttori e dire ‘facciamo le conversioni agricole’, ma questa è un’utopia, perché ovviamente l’Onu non ha la forza di andare su quegli Stati per dire... Siccome il traffico di cocaina è un problema che riguarda il mondo occidentale, che riguarda la salute e le economie, perché con questi soldi saltano le regole di libero mercato, dovrebbe imporre sul piano degli Stati questa decisione, ma l’Onu, come sappiamo, non ha questo tipo di forza per imporre. L’Onu interviene e arriva sempre dopo. Lo stiamo vedendo nei teatri di guerra in tutto il mondo, figuriamoci nel traffico di cocaina se è in grado di imporre ai cocaleros le conversioni agricole”. Le faccio un’ultima domanda e poi la lascio al suo lavoro. Il ritorno dell’eroina – lei ci ha detto che c’era anche eroina in questa operazione – in qualche modo si può collegare con Isis? “No. Si può collegare con i talebani. Purtroppo, la guerra in Afghanistan è stata una disgrazia per tanti motivi, e tra questi motivi c’è anche il fatto che, sostanzialmente, alla fine della fiera, i talebani si sono arricchiti. Oggi sono ammassate in Afghanistan tonnellate di eroina che stanno portando in Europa a prezzi stracciati, talmente stracciati – pensi che costa meno della metà della cocaina – che ormai l’eroina si sniffa, non si inietta più in vena, quindi ha un effetto ritardato e ci vuole una maggiore quantità per arrivare all’effetto che aveva prima in endovena. Però costa talmente poco – si parla di 20-25 euro al grammo – che oggi l’eroina ritorna. Negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento del 2-3 per cento dell’eroina proprio per questa grande abbondanza, che arriva via Turchia, via ex Jugoslavia”.

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