"Siamo stati chiamati per integrare probabilmente il gruppo di lavoro". Ad una settimana dall'esplosione nel deposito ENI è questo il giorno dei consulenti della procura, quelli esperti in esplosivi e nei sistemi di gestione e impiantistica. Due squadre rispettivamente di due e quattro persone. Il gruppo di lavoro, insieme ai Pubblici ministeri, si avvicina alle pensiline crollate. La Corsia 7 dove si trovava l'autobotte, la Corsia 6 quella dell'esplosione, tra le due, dove era in corso la manutenzione, prevista anche per la Pensilina 5. Il sopralluogo serve a fare le domande giuste, quelle che possono spiegare la deflagrazione. È ancora lì il camion cisterna che abbiamo visto avvolto dai vapori, e tutto rimarrà fermo per i prossimi due mesi. Impianto sotto sequestro e stop alle attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione. Perché i periti si sono presi 60 giorni per rispondere ai quesiti degli inquirenti sulle cause del disastro e forse chiuderanno una proroga ulteriore. Ed è ancora presto quindi per dire quando e se questo deposito tornerà ad essere operativo, presto probabilmente, anche per sapere se questa inchiesta ha già degli indagati. Anche se si profilano comunque diverse possibili posizioni di garanzia, dicono in procura, dove sono arrivati anche i test genetici che danno un nome ufficiale a tutte e cinque le vittime. Le salme adesso sono a disposizione delle famiglie. "Ho avuto il contatto con uno dei famigliari delle vittime, interessata a riportare in Basilicata il proprio caro".