Militari e ricercatori insieme, sul ghiacciaio del monte Bianco, ad oltre 4000 metri di quota. Un periodo addestrativo unico nel suo genere, concepito per affrontare e testare l’ambiente montano e le sue condizioni estreme, del tutto simili allo scenario artico. Un laboratorio ad alta quota, organizzato e sviluppato con approccio scientifico per approfondire ad esempio come l’altitudine e le temperature estreme producono effetti su cardio-vascolarità e pneumologia, e come il grande freddo condiziona i processi neurologici, attraverso la valutazione dei processi cognitivi. "Il campo alta quota è un esempio perfetto per mettere sotto stress l'organismo e poi andiamo a vedere come rispondono sia prima dell'esercizio fisico che dopo l'esercizio fisico. Il problema è avere un campione numeroso per poter poi dare queste informazioni valide a coloro che ce l'hanno richiesto". Il progetto, promosso da Fondazione Cortina in collaborazione con il Centro di Addestramento Alpino Scuola Militare, ha confermato l’importanza delle sinergie tra le istituzioni accademiche e quelle militari, per lo studio degli adattamenti fisiologici del corpo umano nel grande freddo, ma anche per orientare lo sviluppo e la produzione di nuovi materiali ed equipaggiamenti sempre più efficienti. "L'interrelazioni tra mondi che normalmente condividono solo in parte dei percorsi è stata di utilità essenziale per insegnare a noi un approccio metodologico e condividere con loro un obiettivo di ricerca. Il fine ultimo è quello di avere delle performance valutabili e quindi come tali statisticamente replicabili finalizzate a una modifica di quello che è l'approccio formativo e l'approccio addestrativo dei soldati di montagna". Al progetto hanno partecipato ricercatori del CNR e delle università di Bologna e Milano. I risultati della ricerca sono stati presentati al Lagazuoi EXPO Dolomiti e a Cortina d’Ampezzo.