Di 2 milioni e 20o mila dosi di vaccino influenzale previste per le Asl romane da inviare poi ai medici di base, ne sono state consegnate 900 mila quindi meno della metà. Più di 600 mila sono andata a coprire il fabbisogno delle categorie più a rischio, ovvero gli anziani. Che ne è stato di tutte quelle che mancano nel Lazio? Qualcuno parla di vaccini spariti, denunciando anche nei 500 mila dosi che Sanofi avrebbe dovuto consegnare e che ha detta di qualcuno non consegnerà mai. La regione Lazio ha già messo in mora e diffidato la società. Situazione insopportabile per i medici che si sentono in grave difficoltà. Il medico si trova sommerso da telefonate di pazienti che devono fare, vogliono fare giustamente il vaccino ma il medico non è in grado di poterlo fare perché ne è sprovvisto. Insomma, lamentano una consegna a macchia di leopardo, nel senso che una stessa ASL in alcuni distretti consegna e in altre no. Alcune ASL poi aspettano le prime dosi, altre le seconde. In sostanza tutto questo significa il 40% in meno di vaccini. Qualcuno dovrà pagare prima o poi in questo Paese. Noi vogliamo e desieriamo che tutte le aziende, i responsabili organizzativi delle campagne vaccinali siano affiancati operativamente in ogni fase del processo da medici di medicina generale. La regione Lazio come risponde? Parlando di debito informativo. Tutta colpa del tempo di latenza che intercorre tra la somministrazione e la registrazione delle dosi nelle piattaforme informatiche a disposizione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, nonché presso ogni centro vaccinale delle ASL e aziende ospedaliere. La registrazione avviene dopo giorni e non c'è allineamento tra i numeri.