Perquisizioni e sequestri in tutta Italia e indagati. La Procura di Napoli, guidata da Giovanni Melillo, sta lavorando da tempo al caso Exodus, quel software spia utilizzato per le intercettazioni telematiche da forze di Polizia e Procure e che avrebbe poi preso una strada diversa, carpendo in maniera illecita i dati di centinaia di persone che non erano né indagate, né coinvolte in alcuna inchiesta. Secondo la nota diffusa dalla Procura partenopea gli investigatori hanno acquisito indizi circa la gestione di Exodus e questo ha portato al sequestro preventivo della Esurv, società di Catanzaro che ha ideato l'applicazione e della Stm S.r.l., che si occupava della commercializzazione. In sostanza la piattaforma informatica è stata spenta. Ci sarebbero 4 indagati, il rappresentante legale e l'amministratore della Stm, l'amministratore legale e il direttore delle infrastrutture della Esurv. Secondo quanto emerge dal decreto di sequestro firmato dal Gip, Exodus avrebbe trasferito senza cautela e protezione una serie di dati sensibili di carattere giudiziario riguardanti intercettazioni telefoniche su dei server ospitati all'estero. Proprio per verificare il percorso seguito dai dati finiti su dei cloud affittati sui server di Amazon in Oregon e se si sia trattato di un errore o di un illecito il pool cyber crime della Procura napoletana ha avviato una serie di contatti di cooperazione internazionale, anche per accertare che non vi siano ulteriori tracce di Exodus sul web.