Anche la Chikungunya diventa terreno di scontro politico dopo i quattro casi accertati a Roma dalla ASL 2, casi che si aggiungono ai tre già registrati ad Anzio ad agosto. La Regione Lazio ha convocato oggi il Comune di Roma al tavolo tecnico per fare il punto sulla situazione, ricordando di aver chiesto già l’8 settembre al Campidoglio di procedere a un piano straordinario di disinfestazione, operazioni che il Comune, non senza polemica, ribadisce di aver già organizzato autonomamente, ma di aver rimandato a causa del maltempo che si è abbattuto sulla Capitale nel weekend. La pioggia avrebbe, infatti, reso inefficace ogni disinfestazione. I primi sopralluoghi e interventi sono partiti, dunque, solo ieri. Obiettivo: la zanzara tigre, il vettore della Chikungunya, malattia virale che provoca febbre acuta, nausea, debolezza e, soprattutto, forti dolori alle articolazioni e contro la quale non esiste né cura né vaccino. Una malattia asintomatica, spesso, tanto che molte delle persone contagiate neppure se ne accorgono. I quattro casi registrati nel quadrante sud di Roma, tutti assistiti e curati allo Spallanzani, fanno pensare, però, a una micro epidemia partita, con ogni probabilità, sul litorale romano, forse proprio nel comune di Anzio, al Lido delle Sirene, dove vennero accertati in agosto i primi tre casi. Casi non isolati, ma da dieci anni fa, quando in Emilia-Romagna si registrarono 250 infezioni. Ad oggi, gli unici contagi hanno riguardato esclusivamente viaggiatori di ritorno da aree a rischio. Per precauzione, sul litorale romano sono state sospese le donazioni di sangue per 28 giorni, misura che potrebbe, ora, riguardare anche la Capitale.