I campi continuano ad essere curati, ma racchetta e palline restano ancora negli armadietti. I circoli sono chiusi per il pubblico, però noi stiamo lavorando tantissimo perché abbiamo 60 mila metri quadri tra campi da tennis, il parco, il verde e tutto il resto, le piscine. C'è vita, dunque, dietro i cancelli chiusi dei circoli sportivi, ma con il passare dei giorni la fiammella che dall'interno si cerca faticosamente di alimentare rischia purtroppo di spegnersi. Ritengo che il tennis, con la riapertura dei parchi, almeno così ci hanno detto, poteva essere comunque uno sport praticabile, con una distanza di 23 metri è forse uno degli sport più sicuri. Noi eravamo anche pronti per riaprire soltanto la parte esterna con tutte le dovute precauzioni perché capiamo bene che l'emergenza c'è e ci sarà ancora. E non di solo tennis vivono ovviamente i circoli sportivi, vere e proprie aziende costrette ora ricorrere alla cassa integrazione per i loro dipendenti. Abbiamo dovuto bloccare i nostri corsi, tutta l'attività sportiva. Bloccheremo evidentemente i campi estivi e ci chiediamo al tempo stesso, se effettivamente facendo così, in questo momento in cui si parla di fase due, quindi di ripresa delle attività, la cosa più sensata sia quella di restare chiuso. Perplessità che crescono inevitabilmente con l'avvicinarsi del 4 maggio, quando si potrà fare sport in parchi pubblici, spesso più piccoli di quelli custoditi dai circoli. Lasciare i parchi aperti pubblici e chiudere, tener chiuso ancora un circolo privato in cui ci sono persone che studiano e lavorano per tenere a distanza e con la massima sicurezza il tutto, mi sembra veramente, questa veramente mi sembra un'assurdità.