Quando e dove si terrà l’interrogatorio del PM di Napoli, Henry John Woodcock, al momento è un mistero ma non sarà il 7 luglio, come riportato nell’invito a comparire. I magistrati di Roma cercheranno di preservarlo dall’assalto dei cronisti, quantomeno, anche se ormai è sotto i riflettori di nuovo, come tante volte in passato, stavolta da indagato, però, con un’iniziativa senza precedenti perché avrebbe rivelato notizie coperte da segreto al Fatto Quotidiano su quello che a tutti gli effetti è un gigantesco caso di malversazione. Lo scandalo CONSIP. Con lui è indagata la giornalista di RAI 3, Federica Sciarelli, perché – è l’ipotesi della Procura di Roma che le ha sequestrato il telefono cellulare – avrebbe fatto da tramite tra il magistrato e il cronista del Fatto, Marco Lillo, autore dei primissimi articoli che hanno fatto tremare i palazzi romani. È indagato anche lui. La fuga di notizie su CONSIP risalirebbe a dopo il 21 dicembre scorso, quando la parte politicamente più sensibile dell’indagine è stata trasmessa da Napoli a Roma. Da quel momento, l’inchiesta su un giro di corruzione per l’aggiudicazione di appalti che stava colpendo soggetti vicini a Matteo Renzi ha virato, andando a scoprire – secondo i PM romani – una serie di presunte irregolarità. Riletta l’informativa del NOE, redatta dal capitano dei Carabinieri Giampaolo Scafarto, Roma scopre che alcuni passaggi sono stati viziati. Finisce indagato anche il vice comandante del Nucleo Tutela Ambiente, Alessandro Sessa. L’ex Presidente di CONSIP, Luigi Ferrara, si dimette. Da testimone diventa indagato per false dichiarazioni ai PM perché avrebbe parzialmente ritrattato. Woodcock, accerchiato anche da un procedimento aperto in Cassazione e da una pratica al CSM, dice che potrà chiarire tutto. Sotto inchiesta per un reato odioso per chi svolge la funzione di inquirente ed è chiamato alla riservatezza, dovrà convincere i suoi colleghi della Capitale di non essere stato un coprotagonista delle diverse fughe di notizie, ovvero degli spifferi che hanno coinvolto a vario titolo Tiziano Renzi, il Ministro Luca Lotti, due altissimi ufficiali dell’Arma, tra cui il comandante generale Tullio Del Sette, tutti indagati. Intanto, l’imprenditore campano Alfredo Romeo, il presunto corruttore attorno a cui tutto è nato, è in carcere per una tangente e tace.