"Il solito macchiato caldo ma non troppo che fa girare bene la giornata". In un anno e due mesi di pandemia, dopo due lockdown e 19 cambi di misure restrittive il settore della ristorazione è in profondo rosso. Sei imprese su 10 hanno dimezzato il proprio fatturato. Tanti i posti di lavoro bruciati. "Per ora stiamo lavorando per quello che è un 20-25% delle nostre potenzialità, quindi ancora molto basso. Speriamo che con l'allungarsi dell'ora del coprifuoco, con le riaperture agli interni, si torni a una normalità". Con le misure restrittive, gli italiani hanno cambiato abitudini, mangiando obbligatoriamente di più a casa. La sfiducia è ai massimi storici. "Ho paragonato, purtroppo, per questa categoria come una guerra e quindi tante imprese sono caduti al fronte ma, dopo la guerra, c'è la rinascita e quindi dobbiamo creare le condizioni affinché si rialzi la testa tutti quanti assieme e si torni alla normalità e alla gioia di vivere assieme. È la socialità che garantisce anche il pubblico esercizio, il bar, il ristorante". Il settore guarda al futuro puntando sul rilancio digitalizzazione, Food Delivery, marketing e sostenibilità. "Abbiamo presentato, con grande franchezza, quelli che sono i lati oscuri e i drammi, i problemi di un lungo periodo di emergenza economica che ha inciso sui fatturati, sui dati dell'occupazione e sulla mortalità delle nostre imprese. È chiaro che in questo Paese c'è bisogno di una regia unica sui temi del cibo Insomma, copiando quelli che altri paesi già fanno insomma, in termini di valorizzazione di un settore fondamentale per due filiere. La filiera agroalimentare e la filiera turistica, che sono, evidentemente, una componente importante del PIL italiano".