Il giorno 7 mi hanno chiamato sul cellulare chiedendomi se era possibile spostare la mamma. Chiesi il perché. Abbiamo un'emergenza sanitaria, dobbiamo spostarla al Palazzolo. Avevano già deciso, era inutile chiederlo. L'8 mattina, mia madre, di domenica, alle 07:00, venne spostata al Palazzolo. Arrivai al Palazzolo, sempre con mascherina e guanti, perché ormai in giro eravamo messi tutti così, e notai, con mio stupore, che nessuno indossava i guanti o le mascherine. Marco Vaccari è il figlio di Vanda Nikki, conosciuta da tanti perché era l'anima de Il Pellettiere, negozio storico di Milano. Fino a Natale era lì, con lui, a vendere e impacchettare, poi il ricovero in ospedale al Niguarda, dove la curano per polmonite prima e per uno scompenso cardiaco poi. Un po' di preoccupazione, ma più, anche perché, ci racconta il compagno della donna, in ospedale si entrava, già a fine febbraio, muniti di mascherine e gel. Tutto tranquillo fino al 7 marzo, quando arriva la telefonata che li informa della necessità di spostare la donna nelle RSA di Palazzolo per continuare le cure. Il giorno dopo, l'ingresso nella struttura. Il 17 marzo, dopo diversi giorni in cui la famiglia tenta invano di avere notizie, avvisano il figlio: la madre non sta bene, ha un'infezione ed è possibile che le facciano il tampone. La mattina dopo, alle 5:30 del mattino, ricevetti una telefonata da parte – presumo – di un medico o di un infermiere, questo non lo so, che mi diceva che mia madre, purtroppo, era deceduta nella notte. Dopodiché, mi disse che se volevo potevo andare, recarmi presso il Palazzolo, presso l'istituto, vedere mia madre e di portare dei vestiti per vestirla. Presi l'auto, andai al Palazzolo per vedere per l'ultima volta mia madre. Ebbene, entrai nella stanza, mi sedetti per qualche momento a guardarla, dopodiché – scusate – mi invitarono ad uscire. Tornato a casa, dopo un paio d'ore all'incirca, dopo due ore che ero stato lì, un'altra telefonata, della stessa dottoressa che mi diceva che mia madre era morta per Covid. Il dolore per la morte della donna e il timore di infettare le persone care. Oggi, Marco e il compagno di sua madre sono chiusi nel loro lutto, sostenuti da amici e parenti.