I bambini, in tutta questa situazione, sono stati completamente dimenticati. Lo posso capire una fase 1, non lo posso assolutamente capire e comprendere in una fase 2. In una fase 2 noi abbiamo bisogno di sapere di più, dobbiamo poter prescrivere tamponi anche ai bambini. A lanciare l'allarme è il dottor Manuele Gnecchi, pediatra da 21 anni in una zona, la Val Seriana, dove l'epidemia di Covid si è trasformata in ecatombe. Che ha colpito gli anziani soprattutto è vero, ma qui i bambini non sono immuni e ora qui sta accadendo qualcosa. Avevo notato un aumento delle malattie dermatologiche, fortunatamente di poca entità che praticamente si autorisolvono. Sembra che siano manifestazioni tardive soprattutto dell'infiammazione. Il problema è sapere quanto tempo questi bambini rimangono infettivi e lo sono ancora o non lo so ancora, soprattutto adesso che i genitori riprendono a lavorare abbiamo l’esigenza… La domanda classica è: “Ma io adesso lo posso portare dai nonni o non lo posso portare dai nonni?”. Nessuno può dirlo con certezza però, perché i pediatri non possono richiedere tamponi. Anche in questo territorio martoriato dal Covid dove un gruppo di pediatri della zona, tra cui dottor Gnecchi, ha costituito le uniche USCA pediatriche presenti in Italia. Unità di medici, cioè abilitati a fare visite a domicilio a piccoli pazienti sospetti Covid o figli di Covid conclamati. Schiera di bambini che in questi territori soprattutto rischia di andare ad aumentare le fila dei malati sommersi gli invisibili. Noi siamo molto preoccupati come pediatri del rientro delle scuole, degli asili nido, le riaperture e così via. Perché se anche qui potremmo ipotizzare un 60% di persone che è stata infettata, abbiamo ancora un 40% di persone che non sono state infettate quindi rimettere tutti in comunità e non sapere niente per noi è drammatico. Professionalmente è una sconfitta.