Coronavirus, storia di una pandemia

15 mar 2020
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Bentrovati, "A che punto è la notte" era un romanzo giallo di Fruttero e Lucentini due grandi scrittori italiani. Noi vogliamo chiederci questo: a che punto è la notte della pandemia del Covid-19, di questo coronavirus che ha terremotato letteralmente il nostro 2020, le nostre vite e il nostro modo di fare socialità, ma anche politica, perché sta cambiando letteralmente tutto. Vogliamo raccontare il più ampio possibile spettro di questa situazione. Naturalmente partendo dal fronte sanitario. Per farlo ci accompagna Massimo Ciccozzi, che oramai è una vecchia conoscenza di Sky Tg24, nuova e vecchia conoscenza, epidemiologo del campus Bio-Medico di Roma, grazie per essere con noi. Ben trovato Ciccozzi. Ben trovati, buongiorno, grazie a voi. Partiamo dalla parola chiave che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha finalmente scomodato: abbiamo di fronte una pandemia, che cosa vuol dire pandemia Ciccozzi? Pandemia è in pratica una epidemia diffusa, cioè quando questa epidemia si diffonde in più stati in più continenti, lo stesso virus infetta un numero ampio di persone. In quel momento si decide di essere pandemia, come è adesso, come è in questo caso. - Quali sono in passato, nel recente passato, tornando indietro nella storia, altri casi, altri momenti in cui l'umanità, è vero, adesso siamo una società totalmente globalizzata, ma in quali altri momenti della storia abbiamo fatto i conti con una pandemia? Se risaliamo molto indietro nel tempo, negli anni '80 l' HIV è stata veramente una pandemia che ha portato il mondo a ragionare, ad avere, a elaborare misure di sicurezza diciamo estremamente elevate, ma passata quella poi ne abbiamo avuto tantissime. Abbiamo avuto la SARS, nel 2002 2003 abbiamo avuto il MERS che ha interessato specialmente i paesi arabi nel 2012, noi abbiamo avuto l' H1N1. Non so se ve la ricordate che fu chiamata all'inizio, suina, si diceva, si pensava venisse dal Messico, anche l' H1N1 è stato un evento pandemico importante. Insomma, ne abbiamo viste parecchie. Quello che a livello epidemiologico è molto interessante è che da ognuna noi abbiamo sempre imparato qualcosa, sempre imparato qualcosa di più per poter poi combattere l'epidemia o la pandemia successiva. Lei ne ha passate tante di queste situazioni, ne ha studiate tante, ha lavorato su molte di queste situazioni. Io vorrei prendere con ordine la questione del Covid 19 con un'ideale cronologia. Ciccozzi, quand'è che scatta l'allarme? Beh, diciamo che il primo caso, si suppone, sia intorno all'8 di dicembre, dove veniva implicato un gruppo di persone che avevano visitato il mercato, il wet market, i famosi mercati della carne fresca, mercati umidi come si dice in gergo, un gruppo di persone, ed è stato descritta che hanno sofferto quindi di questa sintomatologia simil influenzale che poi era sfociato in polmonite atipica, è stata descritta su Journal Travel Medicine da dei ricercatori cinesi. Il 31 la Cina stessa avvisa l'OMS che c'è in atto un evento epidemico importante e da lì scatta tutta la storia, diciamo più recente dei vari contagi e iniziano a contare le persone contagiate da quest'epidemia. Poi, man mano che andava avanti a gennaio, iniziavano le misure di di restrizione come noi ben conosciamo, isolando completamente una città come Wuhan che conta 16 / 17000 abitanti, fino ad arrivare a tutta la provincia dell' Hubei, sono circa 60 milioni, un po' - come se fosse tutta l'Italia. - 16 17 milioni. Un numero impressionante, il 9 gennaio, per l'appunto, Ciccozzi, c'è la prima vittima. Il focolaio è per l'appunto Wuhan, qual è la reazione della Cina? E soprattutto dal suo punto di vista, dal punto di vista di voi scienziati che in quel momento vi trovavate qui, in Italia, scatta naturalmente un allarme. Immagino che comincia anche un confronto tra di voi per cominciare a lavorare sui primi numeri, sui primi casi che arrivano. L'impressione, la prima impressione che arriva qui in Italia e nella comunità scientifica europea, complessivamente, qual è, a proposito della condotta cinese? C'è una buona reazione oppure no? Diciamo che in generale sì, perché poi loro hanno quasi immediatamente reagito con misure abbastanza importanti di contenimento, non hanno perso tempo. Loro erano, come dire, si ricordavano la situazione della SARS del 2002 2003, dove per quattro mesi circa, più o meno, gli era un po' scappata di mano, come si dice in gergo, cioè non l'avevano ben riconosciuta, non l'avevano segnalata. A monte di questo avendo imparato questa grande lezione dalla SARS, hanno reagito in maniera tempestiva, hanno subito messo in atto le misure di prevenzione, hanno subito informato l'OMS, hanno iniziato subito a contare i casi, ma non solo. La comunità cinese tutta, io parlo da epidemiologo molecolare, ha messo subito disponibili in database tutti i genomi completi, isolando il coronavirus, mettendo quindi a disposizione di tutta la comunità questi genomi completi per poterci lavorare, per fare in modo che tutti quanti, tutte quelle persone che volessero lavorare da questo punto di vista e dare delle informazioni importanti, potessero farlo. Quindi i cinesi io dico che questa volta hanno fatto le cose perbene e in fretta. Poi è chiaro: su ogni evento epidemico, come dire, ci sono sempre un po' le cose che non vanno proprio tutte quante bene: non si mettono tutti in fila, ma diciamo che loro hanno agito molto tempestivamente, bene dal mio punto di vista, ma anche dal punto di vista di molti altri colleghi. A noi ci hanno dato una possibilità enorme, - per esempio. - In Europa Ciccozzi, la prima vittima si registra in Francia il 15 febbraio però, il vero caso europeo siamo noi, è l'Italia. Si è parlato di Codogno, come della Wuhan italiana, cioè di quel piccolo centro del Lodigiano, che poi è diventato un po' il nocciolo di quella prima zona rossa, prima che poi tutta l'Italia diventasse zona protetta. È stato corretto definire Codogno la Wuhan italiana e soprattutto che idea si è fatto del come sia arrivato il coronavirus nel nostro Paese? Dunque, dire che è la Wuhan italiana, insomma, mi sembra tanto, però è ovvio che è un buon focolaio epidemico cessato, e veramente ne abbiamo avuti due: uno in Lombardia a Codogno e l'altro in Veneto. Quindi due focolai subito circoscritti, perché chiaramente avevamo sentore di tutto quello che stava succedendo e sapevamo cosa stava succedendo in Cina. Per cui la tempestività lì l'ha fatta da padrone: è stata subito chiusa la zona di Codogno e anche la parte circoscritta in Veneto nel paese di Vo'. Le cose si sono fatte per bene. Noi abbiamo tentato di fare alcuni lavori dal punto di vista molecolare. Noi prendiamo le sequenze del genoma, li studiamo e facciamo ciò che in gergo si dice un albero filogenetico, cioè ricreamo la genealogia del virus per capire da dove è venuto, quando è venuto. Questo l'abbiamo fatto all'inizio dell'epidemia cinese, studiando l'epidemia cinese e l'abbiamo fatto poi studiando quella italiana. Su quella italiana, vi parlo che il lavoro sarà più o meno possibile vederlo online i primi giorni della prossima settimana, abbiamo visto che ci sono stati due eventi epidemici, cioè due ingressi epidemici. Uno derivante dalla Germania, l'altro più o meno dal nord Europa in cui c'è anche l'Inghilterra in mezzo, quindi è un report molto iniziale, abbiamo potuto soltanto avere due genomi completi italiani. Uno isolato, uno in database isolato a Roma l'altro in Lombardia. Ecco, questi due ci dicono che noi abbiamo avuto almeno due eventi epidemici, due ingressi epidemici, per due volte il virus è entrato da noi, non una sola volta, come si poteva pensare prima. E questo è un'altra informazione interessante da questo punto di vista, perché poi, insomma, è vero, Codogno è stata definita come la Wuhan, non lo è secondo me non lo è. È un paese che ha subito e sopportato un evento epidemico importante e che adesso è risolto a quanto pare. Quindi direi assolutamente non denominarlo come la Wuhan italiana, assolutamente no. Non ce l'abbiamo noi una Wuhan italiana grazie al cielo. Torno da lei tra pochissimo... cerchiamo di alternare ovviamente storia del virus, ma anche istruzioni per l'uso, avvertenze, accortezze, misure perché ha detto bene Cicozzi, ogni pandemia ci ha insegnato qualcosa nel comportarci, nel darci delle regole e soprattutto dal diffidare dalle fake news, dalle false informazioni che purtroppo infestano anche i social network. Noi con Ilaria Iacoviello ci affidiamo a quelle che sono le fonti ufficiali, quelle per esempio del Ministero della Salute. Eccoci Moreno. Sì, partiamo proprio da qui, dal dire ai telespettatori, ai nostri telespettatori che devono affidarsi a fonti ufficiali. Sono circolate troppe fake news anche per quanto riguarda la prevenzione e quindi è bene scremare tutte le informazioni che abbiamo. Dunque sito del Ministero della Salute, sito dedicato in gran parte al nuovo coronavirus. Sito che ci dà tante risposte alle tante domande che ci stiamo facendo in queste settimane, che ci dà tanti numeri e non solo sulla situazione italiana, ma anche sulla situazione nel mondo e che ci dà, appunto, un po' tutte le misure prese dal governo in queste settimane per limitare l'emergenza, ma ci dice anche altro. Come si può, come ci possiamo proteggere, come si può limitare il contagio attraverso queste regole che vi vogliamo mostrare. La prima, eccola qui: lavati spesso le mani con acqua e sapone o usa un gel a base alcolica, come ad esempio l'Amuchina. Ci ricordiamo appunto la corsa subito dopo la scoperta del primo caso positivo di Codogno, ai supermercati a prendere l'Amuchina, con l'Amuchina è schizzata per quanto riguarda il prezzo, alle stelle, e alcuni hanno fatto addirittura l'Amuchina fai da te in casa. Tutto questo serve a prevenire l'infezione. Ci sono anche degli opuscoli che mostrano come lavarsi le mani. In quale modo lavarsi le mani. Mani che devono essere lavate tra i 40 e i 60 secondi. Tanto basta per proteggerci dal virus. Perché è importante lavarsi le mani? Perché le mani molto spesso possono toccare delle superfici contaminate. È per quello che diciamo anche bene attenzione all'igiene. attenzione anche alla pulizia della casa, possa essere, ad esempio, anche la maniglia per esempio di una porta. Perché è così importante anche lavarsi le mani? Perché comunque le mani, poi, possono essere portate anche agli occhi, al naso e alla bocca ed è vero che noi sappiamo che il virus si trasmette per via aerea, ma è anche vero che si trasmette appunto attraverso delle mani che toccano superfici contaminate e mani che toccano, appunto, gli occhi, il naso e la bocca. Anche per questo certe volte si dice mettiamo la mascherina, proprio perché sono comunque gesti che noi facciamo anche molte volte inconsapevolmente durante la giornata. Poi un altro punto fondamentale: evitare il contatto, evitare le strette di mano e gli abbracci, fino a quando questa emergenza sarà finita, non a caso il Premier Conte ha sottolineato: ci abbracceremo dopo. Adesso, invece, rispettiamo queste regole, regole che invece non sono state rispettate in questo caso: evita contatti ravvicinati, mantenendo la distanza di almeno un metro, evita luoghi affollati. Insomma, dite la verità, quante immagini abbiamo visto di persone che si sono accalcate durante una festa, durante una manifestazione, anche andando in montagna e per questo appunto il Governo ha emanato norme più stringenti. Voglio solo farvi vedere comunque queste altre due ultime regole. Copri bocca e naso con il fazzoletto monouso, proprio per difenderci da queste goccioline che possono arrivare tramite gli starnuti, tramite la tosse, che poi possono portare l'infezione e se non avete questi fazzoletti monouso che vanno comunque buttati, usate la piega del gomito. Ultima situazione: se sentite che ci sono dei sintomi simili all'influenza, ne parleremo dopo, che cosa dovete fare? Restate a casa, non andare al pronto soccorso, ma contattate il medico di medicina generale, i pediatri se si tratta di un bambino libera scelta, la Guardia Medica o i numeri regionali. Numeri che trovate sempre sul sito del Ministero della Salute. Torniamo da Massimo Ciccozzi, al quale vado avanti con una sollecitazione sul suo campo, cioè per l'appunto l'epidemiologia. Lei in precedenza ci parlava delle precedenti esperienze. Però negli anni scorsi si lavorava anche in maniera differente. Cioè lei, per esempio, nel corso dei vari interventi che ha avuto qui da noi, ci ha raccontato di come sia cambiato il modo di lavorare. Prima c'era un modo più sul campo, c'era un'epidemiologia sul campo. Adesso invece lavorate in maniera leggermente diversa. Cerchiamo di far capire anche al nostro pubblico, a chi non ha ovviamente un background forte e solido come il suo di che cosa stiamo parlando. Perché prima si lavorava sul campo, perché dove avvenivano in precedenza le pandemie? Dunque parliamo per esempio di ebola, parliamo di zika che ha fatto un'enorme epidemia in Brasile. Bene l'epidemiologo, si diceva, epidemiologo di campo, di territorio perché andava sul posto chiaramente quando si poteva, non sempre si avevano i mezzi e i fondi per poterci andare, ma si andava sul posto e si descriveva sul posto l'epidemia. Il famoso paziente zero, che a noi magari è un po' sfuggito, ora non è più interessante perché abbiamo ricostruito tutta l'epidemia ugualmente, ma il famoso paziente zero, si ricostruiva proprio andando sul campo, sul territorio e lì c'è un film molto bello, è un po' un film, diciamo che per certi versi è un film, tratta da film questa epidemia, è "Contagio", dove fa vedere proprio l'epidemiologa che va sul territorio e poi purtroppo si infetta perché anche lei non aveva subito delle accortezze, perché non avevano ancora intuito e capito bene la trasmissione di questo virus, ma fa vedere veramente il lavoro dell'epidemiologo di campo. Ora le cose sono un po' più, tra virgolette, moderne, ci interessiamo più del genoma, del microrganismo che ha causato l'epidemia, cioè noi prima l'epidemia la vedevamo dal punto di vista del paziente. Contavamo i casi e facevamo la famosa curva epidemica, tutti adesso dicono: "ma quando raggiungeremo il picco?" Ecco, noi facciamo questa curva epidemica. Adesso lo vediamo da un punto di vista differente, dal punto di vista del microrganismo, in questo caso il virus che ha provocato l'epidemia. Questo studiando il genoma del virus, leggendolo, proprio con un libretto di istruzioni ci dà molte informazioni in più di quanto non ne prendevamo prima come per esempio la data certa dell'accadimento di un'epidemia. Noi un'epidemia la vediamo quando contiamo un numero di casi superiore a quello che normalmente vediamo o dovremmo vedere. Ecco il giorno X è quello. Con il genoma noi riusciamo ad andare indietro nel tempo con questi sistemi e definire esattamente... guardate noi la vediamo oggi come numero di casi però sapete che è già un mese che questo virus, che questo batterio circola tra di noi e purtroppo non ce ne siamo accorti. Quindi molte più informazioni che non ci dava l'epidemiologia di territorio. Ora, abbinando le due cose, noi riusciamo ad avere la completezza, diciamo di ciò che è accaduto durante un evento epidemico. Ciccozzi, lei lavora ovviamente a stretto contatto con colleghi americani ed europei è possibile dire che dopo, una volta che avremo superato questa situazione, l'Italia possa diventare un caso di studio per altre realtà scientifiche? Io credo che già lo siamo. Già lo siamo perché il Parlamento Europeo mi sembra lunedì ha detto proprio: guardiamo all'Italia, quello che sta facendo, come si sta organizzando, come sta conducendo questa battaglia. Quindi già siamo oggetto di studio, ma siamo anche proprio oggetto di esempio per tutti gli altri, perché così si fa. Direi che abbiamo fatto un buon lavoro. A livello ospedaliero le persone... io vorrei fare un plauso perché personale medico e paramedico sono in prima linea, sono oberati di lavoro. Io lo vedo nel nostro, anche nel nostro ospedale campus Bio-Medico quello che fanno con i tamponi che arrivano da una parte di Roma, da una zona di Roma, lavorano 12 ore al giorno, 13 ore al giorno, non si lamentano, vanno avanti. È una cosa eccezionale. Ecco, questo è un insegnamento enorme per tutti quanti. Quindi l'Europa guarderà noi. Abbiamo e stiamo contenendo un'epidemia che vi dico, è un virus estremamente contagioso, non è letale, lo ripeto, ci si guarisce nel 95% 96% dei casi. Abbiamo visto che purtroppo la gente che va ad esito infausto ha un'età media di circa 80 anni, per cui diciamo che nella maggior parte dei casi, nel 97, 96% dei casi si guarisce, ma noi la stiamo combattendo e contenendo veramente bene. Ecco perché noi siamo poi guardati da tutti, da tutta l'Europa e ci sarà un plauso penso alla fine, spero anche per noi come abbiamo agito. Certo. Le lascerò un minuto per un'ideale chiusura e un appello che ci accompagnerà per le prossime settimane Ciccozzi, ma a proposito di informazioni di servizio ancora da Ilaria Iacoviello per un vademecum che ci deve accompagnare in questi giorni complicati. Eccoci Moreno. Sì, prima parlavamo di prevenzione. Adesso invece parliamo di quando si hanno dei dubbi se aver contratto o meno il coronavirus e allora quali sono i sintomi a cui devo fare attenzione? Febbre da 37 e mezzo in poi e sintomi che possono essere simili a quelli influenzali, come tosse, una tosse, però, secca no, catarrosa, mal di gola, respiro corto, dolori ai muscoli e stanchezza. Tutti questi sono segnali di una possibile infezione. Ho febbre e sintomi influenzali che cosa devo fare? Restate a casa, lo ripetiamo, dall'inizio purtroppo di questa epidemia, restate a casa e chiamate il medico di famiglia, il pediatra o la guardia medica. Altro, dopo quanto tempo devo chiamare il medico? Chiamatelo subito. Non aspettate se ritenete di essere contagiati chiamatelo subito in modo che poi sarà il medico a decidere come agire. Chiamate, peraltro, se il medico non riuscite a contattarlo, uno dei numeri di emergenza che sono indicati su quello che abbiamo definito la nostra fonte principale, cioè il sito del Ministero della Salute e poi ancora: posso andare al pronto soccorso o dal medico di famiglia? No, assolutamente no. Se accedete al pronto soccorso, rischiate di intasarlo, insomma concordate prima cosa dovete fare con il medico e poi come posso proteggere i familiari? Questa è un'altra domanda che ci facciamo in tanti, seguite sempre i comportamenti di igiene personale e mantenete pulito l'ambiente. Proprio perché, lo dicevamo prima, attraverso delle mani che sono sporche delle mani che sono contaminate portate sul naso, la bocca e gli occhi il virus può essere anche trasmesso. Dunque disinfettare spesso gli oggetti di uso comune. Altra domanda che ci facciamo in tanti, vi fate in tanti, dove poter fare il test? Nei laboratori del Servizio Sanitario Nazionale, che sono dei laboratori selezionati, ma solo se il vostro medico ritiene sia necessario che voi dobbiate fare il test. Ci salutiamo - così Moreno. - Lasciò la chiusura ideale a Massimo Ciccozzi. 45 secondi, professore, il suo appello. Io faccio il mio: teniamoci stretto il nostro servizio sanitario nazionale. Lei che cosa vuol dire ai nostri telespettatori? Ribadisco: teniamocelo stretto perché pensate fa tante cose ed è anche gratuito. Un tampone negli Stati Uniti costa dai 2500 ai 3000 dollari. Rendiamoci conto di questo. È un sistema nazionale eccezionale. Io dico questo: le misure che ci hanno dato, atteniamoci a queste regole. Guardate, non è molto. È un tipo diverso di socializzare. Io ho percepito una cosa molto interessante a Roma: che le persone, anche se le stiamo allontanando per evitare che il virus si diffonda, sono molto, molto, molto più vicine di prima. È questa la sensazione che ci deve essere, perché solo insieme, essendo questo un virus che agisce in maniera globale, solo globalmente se noi agiamo in maniera globale, tutti insieme, noi riusciremo a debellarlo in breve tempo. Guardate, non ci vuole molto. Ci vuole soltanto attenzione ed eseguire esattamente le regole che ci ha dettato il Ministero, vedrete che alla fine noi avremmo vinto questa battaglia. E poi ci sarà quel momento in cui tutti quanti potremmo riabbracciarci, potremo abbracciarci per qualunque occasione, per un gol in campionato fatto dalla squadra del cuore, per una signora che ha detto una frase bellissima a una bambina. Insomma, vedrete che ne varrà la pena, quindi atteniamoci alle regole, siamo tutti ben stretti intorno ad osservarle e vedrete che tutto si risolverà. Noi adesso siamo un'incudine, il virus è il martello, bene, diventeremo noi il martello e il virus sarà - un'incudine per noi. - Grazie Ciccozzi, grazie. L'abbracciamo idealmente, l'aspettiamo prossimamente per andare di nuovo ad aggiornare i nostri telespettatori. Ci fermiamo, ma naturalmente il nostro racconto di tutta questa situazione dell'emergenza coronavirus continua. Grazie.

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