Lei è Delia, mamma di Alessandro, uno studente di 17 anni iscritto al liceo scientifico impegnato come migliaia di altri ragazzi, a causa delle restrizioni imposte dall'emergenza coronavirus, con la didattica a distanza. Una modalità di studio che in famiglia non piace a nessuno. Ciao mamma io vado a una manifestazione. Se lui prende parte con altri studenti, una volta alla settimana, a un sit-in di fronte alla sede della Regione, lei non è da meno. Delia fa parte di A scuola, un comitato di genitori che raccoglie 180 famiglie di tutta Milano che organizza davanti a Palazzo Marino, la sede del comune, un'altra protesta, tutti i giorni dalle 13:30 alle 14:30 due genitori alla volta si prendono una pausa dal lavoro e si siedono in piazza della Scala per ricordare l'importanza della scuola in presenza. Chiediamo infatti che i nostri ragazzi, a partire dalla seconda media in su, tornino a scuola, perché la Dad, la didattica a distanza non può essere sostitutiva della scuola che è un luogo di socialità, è un luogo scambio e di crescita, è un luogo di interazione con figure di riferimento che non siano solo quelle genitoriali. Una protesta la loro che si accompagna a una proposta. La nostra proposta è tornare a scuola, naturalmente in sicurezza, quindi, non come è stato fatto a settembre, con la creazione di presidi sanitari all'interno della scuola, controllo agli ingressi per evitare assembramenti e potenziamento dei trasporti pubblici, in particolare quelli extraurbani con introduzione di mezzi privati. Tutto allo scopo di tornare quanto prima a qualcosa che si avvicini alla normalità, non più seduti per terra, sul piazzale della Regione, ma nel proprio banco, finalmente in classe.