"Che cosa stiamo facendo?", "Stiamo pulendo le linee, ravvivando l'erba e rigenerando il campo". Manca poco all'attesa riapertura e Luca prepara i campi. Pettina l'erba, con la pala distribuisce la gomma vulcanizzata dagli angoli verso il centro, controlla le porte, ripara le reti. Siamo allo Sportclub Meisino di Torino, due campi di calcetto, altri due di beach volley, uno di calciotto. Una struttura da oltre 4 mila partite all'anno, ferma da 7 mesi ma la voglia di tornare a giocare è tanta. Il foglio delle prenotazioni, per lunedì, è già pieno. "Il calcio qua è la nostra vita, lo sport è la nostra vita, i ragazzi sono la nostra vita, è la socialità, è il punto di incontro, la forza che ti danno i ragazzi, l'energia che hai sempre quando fai questo lavoro". Per riaprire gli impianti dovranno garantire una via d'accesso abbastanza larga da consentire il passaggio di due persone con un metro di distanza e un'uscita distinta dopo aver giocato. "Gli spogliatoi?", "Al momento gli spogliatoi non si possono utilizzare. Noi li abbiamo preparati, sono stati sanificati, sono pronti all'utilizzo. Attendiamo che la normativa lo consenta. Qua la speranza è enorme, cioè noi se riusciamo ad arrivare a fare ciò che facciamo prima, siamo contentissimi. Il problema è: i pezzi che abbiamo perso in questo cammino, in questo periodo di chiusura". Nel caso di Luca il pezzo perso è uno dei suoi campi di calcetto. Lo ha dovuto cedere ad un'altra società che lo trasformerà in tre rettangoli per il padel. "Noi dobbiamo puntare a tenere aperto, per tenere aperto devi fare delle rinunce e devi indebitarti ulteriormente. Se uno è chiuso non deve pagare, piuttosto non diano i ristori ma non ci facciano pagare delle tasse per stare chiusi. Questo è distruttivo per noi", "Che cosa proverà la prima volta che sentirà qualcuno gridare su questi campi un'altra volta?" "Gioia, immensa gioia. Il calcio è gioia".