Nell'era della digitalizzazione è proprio il rischio digitale ad accomunare tutti i Paesi più avanzati, Italia compresa. Se è vero infatti che oggi anche su questo piano si misura la competitività di un Paese, è vero anche che questo lo espone a un rischio maggiore. Se n'è parlato nel corso della 15esima Edizione del Salone della Giustizia, partendo dalle falle emerse nei sistemi di sicurezza negli Stati Uniti o in Israele, fino alla violazione di dati personali che nel nostro Paese hanno coinvolto di recente banche, come è avvenuto in Puglia, o presunti gruppi di cyber-spie, come nell'ambito dell'inchiesta milanese, con al centro l'agenzia investigativa Equalize. "Troppe volte si parla di hackeraggio. Vedremo. Le istituzioni stanno facendo tutte le verifiche. In molti casi si tratta di servitori infedeli, quindi persone che hanno la possibilità di accedere, che non stanno forzando un sistema. Stanno forzando l'uso che loro dovrebbero farne del sistema. Non è un tema tanto di leggi da cambiare, è un tema anche di organizzazione e di punire chi sbaglia". "Noi non abbiamo avuto nessun sistema allestito dagli hacker, o presunti tali, di Milano. Non c'è stata nessuna violazione". Anche l'intelligenza artificiale in grado di processare in un tempo molto contenuto enormi quantità di dati, oltre che una grande opportunità di sviluppo, può rappresentare un rischio digitale che ogni Paese deve essere in grado di fronteggiare. "Il nostro Paese sta facendo dei grandi passi in avanti sulla sicurezza. È stata da poco varata una legge che ci vede in costante, come dire, colloquio con la Direzione Nazionale Antimafia, in cui vengono messi ha fattor il comune tutte le informazioni funzionali a gestire meglio gli incidenti di sicurezza".