Gennaro Iovinella, cinquant’anni, è stato trovato dalla polizia nell’androne di questo palazzo, impiccato a una corda. A chiamare il 113 un vicino di casa. Sembrava il suicidio di un disoccupato in difficoltà economiche e con un matrimonio in crisi. La tragedia più grande, però, i poliziotti l’hanno trovata a casa sua, al primo piano di questa palazzina nel centro storico di Frattaminore, un piccolo Comune dell’area nord di Napoli. In casa gli agenti hanno trovato l’orrore che non si aspettavano: il corpo senza vita della moglie di Iovinella, Catia Perrotta, quarant’anni, una commessa, forse uccisa a botte o forse sbattuta contro qualcosa che ne ha provocato la morte; e nella sua stanzetta, con ogni probabilità soffocato, il loro bambino, di appena tre anni. Per gli investigatori ci sono pochi dubbi. Si è trattato di omicidio-suicidio. Marito e moglie, da quel che si apprende, da tempo litigavano e pare che fossero sul punto di separarsi. L’uomo ha ucciso moglie e figlio, con ogni probabilità nella notte, e poi, forse all’alba, la decisione di togliersi la vita impiccandosi. Nel palazzo nessuno si è accorto di nulla. Tutti sapevano che le cose tra i due non andavano più bene, ma nessuno si sarebbe mai aspettato un epilogo così tragico.