Arrivano dalla Cei le nuove linee guida per la formazione dei sacerdoti. E' entrato in vigore infatti ad experimentum per tre anni e quindi suscettibile di modifiche, il documento per i seminaristi. Al centro dell'attenzione la parte sull'orientamento sessuale dei candidati, c'è un'apertura ma è molto circostanziata. Per essere ammessi in Seminario, fin dall'inizio bisogna mostrare l'orientamento alla vita celibataria in quest'ottica non ci sarà uno sbarramento agli omosessuali in quanto tali ma a coloro che praticano. Questo è quanto previsto nelle nuove linee guida della CEI. "Nel processo formativo quando si fa riferimento a tendenze omosessuali è opportuno non ridurre il discernimento solo a tale aspetto" si legge. Lo sbarramento in sostanza è la pratica e quindi sposta di fatto l'attenzione dall'orientamento all'impegno al celibato che vale per ogni candidato al sacerdozio, a prescindere dall'orientamento sessuale. Un tema quello dell'ammissione dei seminaristi gay di cui si era già parlato e che tanto aveva fatto discutere durante l'Assemblea della CEI infatti lo scorso 20 Maggio, Papa Francesco aveva invitato i vescovi a non ammettere quelli dichiaratamente gay con parole più colorite e in realtà riportate dall'interno dell'incontro e che avevano dato il polso anche di avversari interni al pontificato di Bergoglio. Ma ora nel nuovo documento Ratio Nazionalis ci sono anche altri punti da considerare. Tra le priorità di osservare per ammettere un candidato in Seminario ci deve essere per esempio il fatto che non sia mai stato coinvolto in episodi di abusi, piaga per la quale il Papa nel corso del suo viaggio in Belgio e Lussemburgo ha detto con forza: "La Chiesa si deve vergognare".