Le ruspe che hanno raso al suolo il gran ghetto di Rignano potrebbero presto entrare in azione anche nelle altre baraccopoli della Capitanata, una decina in tutto, piccole e grandi, simboli di quella illegalità diffusa e troppo a lungo tollerata, che è stata poi in tutti questi anni la vera forza del caporalato. A Borgo Mezzanone, per esempio, si permette che centinaia di nordafricani vivano, anzi sopravvivano in una bidonville costruita proprio affianco al CARA, il centro di accoglienza per richiedenti asilo, gestito dalla Prefettura di Foggia. Che dire poi del ghetto dei bulgari, dove nel dicembre scorso, in un incendio analogo a quello che è costato la vita, due notti fa, a Rignano, a due trentenni del Mali, morì un ragazzo di nemmeno vent’anni. I rilievi effettuati dai tecnici dell’ARPA all’indomani del rogo evidenziarono una serie di criticità igienico-ambientali che portarono il Sindaco di Foggia a ordinarne, il 9 febbraio scorso, lo sgombero. I dieci giorni concessi dall’ordinanza sono trascorsi invano e tra poco questo e gli altri ghetti della Capitanata torneranno a riempirsi per l’inizio della stagione dei raccolti.