I primi numeri del 2017 non lasciano ben sperare. In soli 73 giorni sono sbarcati dalla Libia sulle nostre coste oltre 15.000 migranti, 521 i morti. Nel 2016, stesso periodo, erano stati 9.000 a raggiungere l’Italia, il che vuol dire un aumento di quasi il 67 per cento. Se il trend restasse questo, considerando pure l’approssimarsi della bella stagione, rischia di essere un altro anno record. Il Governo teme 250.000 arrivi, contro i 181.000 del 2016. Quindi, il piano di redistribuzione sul territorio, disegnato su una stima di 200.000 arrivi e che prevede 2,5 migranti ogni mille residenti, potrebbe essere rivisto con un problema specifico per l’assistenza ai minori non accompagnati, che sono già oltre 2.000. Perciò domani l’ANCI, l’associazione dei Comuni, incontrerà il ministro dell’interno, Marco Minniti, per fare il punto. Al Viminale ieri c’è stata anche una riunione del Comitato italo-libico visto che si conta sull’azione di pattugliamento delle coste africane da parte della Guardia costiera libica per stringere, se non chiudere, la rotta mediterranea. Sulle operazioni di salvataggio in mare si appuntano alcune obiezioni, come racconta oggi il quotidiano La Stampa. Nel mirino ci sono le navi delle organizzazioni non governative. “Non collaborano con noi” l’accusa che arriva da Frontex, l’Agenzia che aiuta i Paesi europei a gestire le frontiere. “Le ONG soccorrono i migranti e basta” si spiega, mentre le missioni dell’operazione navale europea EUNAVFOR MED, oltre a salvare vite umane, affondano anche i barconi e individuano gli scafisti. Un ordine del giorno presentato in Senato da Forza Italia, e condiviso dalla maggioranza, evidenzia come dallo scorso giugno il 40 per cento dei salvataggi sia opera delle ONG. Tre Procure (Palermo, Catania e Trapani) indagano su possibili convergenze di interessi tra ONG e associazioni criminali che gestiscono il traffico di uomini dall’Africa alla Sicilia.