La metà esatta dei risparmi andranno alla segretaria: 75 milioni di euro. Gli altri 75 saranno divisi tra cinque nipoti, 15 milioni a testa. È la stessa signora Germana Chiodi, fedele collaboratrice di una vita per Bernardo Caprotti, a rimanere di stucco. Riceve ben oltre i 50 milioni fotografati il giorno dell’apertura del testamento. Ora l’esecutore testamentario, Stefano Tronconi, ha completato il quadro documentale e così l’assistente di quarant’anni, che ha maturato una pensione da dirigente e mantiene un contratto da consulente con Esselunga, e aveva già avuto donazioni per 10 milioni di euro, erediterà metà dei risparmi del capo. Prima di morire l’imprenditore aveva diviso tutto con meticolosità, allo scopo – diceva – di evitare contrasti e pretese. Un capitale immenso, il suo, a cominciare dalla holding di Esselunga, che rimane alla moglie Giuliana e alla figlia Marina. E poi gli immobili aziendali, divisi tra la vedova e i tre figli. Il favoloso castello di Bursinel, in Svizzera, alla figlia Violetta insieme alla casa milanese di via Bigli e a quella newyorkese nella Fifth Avenue. Al primogenito Giuseppe l’appartamento nell’esclusivo golf club Monticello, nel comasco, quello di Verbier in Svizzera e la villa di famiglia di Albiate nel milanese. E poi i suoi piccoli oggetti di culto: la barca, la Bentley, le ville a Skiathos e in Corsica, e i quadri tutti di altissimo livello, dal De Chirico al Fantin Latour, dal Zandomeneghi fino al Manet donato al Louvre di Parigi, con l’onere che venga esposto accanto al Tiziano originale. Ora si potrà dare esecuzione al testamento in assenza di contestazioni, circostanza per nulla scontata.