"Quindi la prima cosa da dire, ai ragazzi, è l'ansia è un fatto naturale. Quando noi dobbiamo affrontare qualche situazione della vita è evidente che c'è un'attivazione da parte sia della psiche a livello psicologico ma anche a livello fisico. Però dobbiamo, in qualche maniera, come dire, concretizzarla rispetto a ciò che di reale, in qualche maniera, ci aspetta. Cioè dobbiamo oggettivizzarla. Qual è la sfida che abbiamo di fronte? Quant'è, in qualche maniera, pericolosa concretamente per noi? Ecco, se allora passiamo da un discorso generico a un discorso un po' più concreto, più oggettivo, beh possiamo dire che quest'anno, come dire, l'asticella da scavalcare, che richiede sempre uno sforzo, è stata messa un po' più in basso. Quindi scavalcarla sarà sicuramente più facile e questo lo dobbiamo tener presente. Non significa che la prova non esiste, chiaramente ci sarà un passaggio da fare ma è anche giusto perché almeno i ragazzi avranno la sensazione di aver fatto un qualcosa per se stessi e non semplicemente di aver avuto un regalo". "Come si gestisce questa ansia questo, insomma, pensiero dell'essere valutato in un certo senso?" "Allora, si gestisce pensando che intanto, ovviamente le persone devono pensare che questa sfida è alla loro portata. Quindi non gli si chiede di fare qualcosa al di fuori di ciò che sono in grado di fare, quindi è assolutamente alla loro portata. Bisogna anche pensare al dopo, perché il 90% delle persone, dei ragazzi che fanno la maturità, in genere dopo dicono ma adesso che l'ho fatta mi sembra in fondo che non era poi così problematica, insormontabile, così difficile no come me la immaginavo. Quindi andiamo a pensare che dopo, sicuramente, penseremo questo. Quindi, voglio dire, sarà un qualcosa a cui ci avviciniamo con un po' di farfalle nello stomaco ma che dopo, in qualche maniera, potremmo tirare un bel sospiro e dire beh anche questa è fatta!" "Senta presidente ma se uno è agitato lo deve dire alla commissione oppure no perché no non lo dico, ho paura di essere preso in giro?" "Ma guardi, io credo questo: che uno può anche metterlo in conto di dirlo, se si sente particolarmente agitato può dire bene se io lì mi sentirò così e avrò bisogno di dirlo magari lo dirò. Dirò guardate, scusate un attimo ma sono particolarmente emozionato, ecco io utilizzerei questo termine. Può dire se mi serve lo dirò. Perché se uno si dà la possibilità di dirlo e di dirlo in questo modo, come un'emozione, al 99% non avrà bisogno di dirlo. il consiglio che vorrei dare è quello di, oltre a quelli che abbiamo dato su come affrontare la maturità, ad aiutarsi proprio anche nel crescere come persone, cercando di guardarsi anche dentro. Di non avere timore a guardarsi dentro, non avere timore magari anche a confidarsi con un amico, con un adulto a parlare di sé. Perché si cresce anche così, non solo mettendosi alla prova ma anche osservandosi, anche pensandosi, anche diventando consapevoli di quello che noi siamo. Questo ci aiuta anche ad accettarci. Perché molti giovani non si accettano no si vedono con occhi, diciamo, molto critici, molto negativi, hanno paure anche esagerate rispetto a quello che sono e come vengono visti dagli altri. Se ci soffermiamo un po' di più su questo, in genere, le cose poi vanno bene".