Focolaio Ospedale Pozzuoli, accuse: errori e dpi inadeguati

14 apr 2020
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Un focolaio nell'ospedale di Pozzuoli, in provincia di Napoli. 25 positivi al coronavirus nel giorno di Pasquetta, dei quali 23 sanitari e 2 pazienti. Numeri in aggiornamento, con l'esecuzione ora di centinaia di tamponi e sanificazione. Una situazione allarmante che deriverebbe dal ricovero di una paziente che, dal racconto dell'ospedale, non avrebbe presentato sintomi compatibili con il Covid, lamentando una lieve dispnea senza febbre, alla quale avrebbero praticato tac, altri esami e il kit rapido, diverso dal tampone, con esito negativo. La paziente viene ricoverata nel reparto di medicina per sospetta leucemia, da lì si pensa che sia partita la catena di contagi, che, si spera, finisca qua. Solo in un secondo momento, dopo essere stata trasferita per la sospetta leucemia, un tampone ha dato esito positivo. Ma com'è potuto accadere tutto questo? Sul punto la CISL ha annunciato un esposto in Procura che verrà presentato nei prossimi giorni. “Noi crediamo che qualche cosa non abbia funzionato in questo pre-triage e quindi la paziente è stata ricoverata in un reparto di medicina generale, dove c'era anche un sovraffollamento di pazienti nelle camere di degenza e questo probabilmente ha creato una serie di contagi. Sul test rapido - non lo dico io, l'ha detto una circolare del Ministero - c'è una percentuale di attendibilità, di affidabilità molto bassa. Ritengo e riteniamo - ma questo è il caso di Pozzuoli come di altre strutture - che vada fatto almeno un test sierologico e una sorveglianza sanitaria sui lavoratori degna di questo nome”. Abbiamo chiesto una replica alla direzione generale dell'ASL Napoli 2 Nord e alla Regione Campania. Entrambe non vogliono rilasciare interviste. La Regione fa sapere che esiste un focolaio, a prescindere dall'ospedale, nella zona di Pozzuoli e che ci sono verifiche in corso. L'ASL ci invia una nota scritta nella quale afferma che a febbraio avrebbe rivisto i protocolli e i percorsi interni anche con la consulenza di tecnici dell'Ospedale di malattie infettive Cotugno e che, in base alle linee guida del Ministero, il personale progressivamente avrebbe invece avuto i dispositivi necessari. “Nei reparti generici non sono dotati di quelle famose mascherine che ormai tutti quanti abbiamo imparato, FFP2 e FFP3, ma di mascherine chirurgiche. Questo ovviamente non ti protegge e non protegge l'operatore da una infezione Covid e quindi c'è un passaggio all'interno tra colleghi, tra lavoratori, che poi diventano possibili untori anche esternamente, per famigliari e quant'altro”.

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