Sarebbe stato uno degli ospiti della baraccopoli durante un litigio, alimentato dall’alcol, ad appiccare l’incendio che la notte scorsa ha distrutto buona parte del ghetto dei bulgari, come viene chiamato, uccidendo un ragazzo di poco più di vent’anni. Il responsabile, raccontano ora tra le fatiscenti baracche rimaste ancora in piedi, sarebbe stato portato via dai Carabinieri che non confermano, però, la circostanza. “Speriamo che chi l’ha fatto vada in galera e non stia libero così, perché oggi ha bruciato una persona. Dopo può fare altri casini. Deve stare in galera, non deve stare libero”. Ora venti famiglie circa non hanno più un tetto, se così vogliamo chiamarlo. Qualcuno vorrebbe tornare in patria, ma non ha i documenti andati bruciati nell’incendio. Per gli altri, che non vogliono perdere, a loro volta, il lavoro, perché questi ghetti sono diretta espressione del caporalato, si sta muovendo la Caritas. “Per loro porteremo adesso un pochettino di coperte, vestiti invernali e forse con l’acquisto di tende in emergenza vedremo anche se possiamo collocarli nelle vicinanze”. Qualcosa di simile era successo giorni fa nel più famoso dei ghetti del foggiano, quello di Rignano. Anche lì gente costretta a vivere in condizioni bestiali, una vergogna nota ormai a tutti, che tuttavia continua ad essere colpevolmente tollerata.