Questi sono i tagliandini che avevano al collo tutti i bambini". A metà degli anni 90' 1200 bambini arrivarono a Palermo dagli orfanotrofi di Ucraina e Bielorussia. "Il reattore è esploso nel 1986, dieci anni dopo ancora erano ammalati e si curavano. Abbiamo iniziato prima con i figli dei pompieri ma poi abbiamo allargato il progetto". Vennero accolti in affido temporaneo o adottati da famiglie siciliane. "Facevano venire un aereo intero dall'Ucraina, in estate e a Natale. Ciascuna delle famiglie pagava il biglietto, si assumeva la responsabilità, l'onere di vestirli, perché arrivavano quasi sempre con gli zaini vuoti e tornavano con gli zaini pieni. Anche noi abbiamo perso due gemellini, avevano sei anni, e li abbiamo tenuti per oltre 15 anni. Poi a 18 anni hanno deciso di tornare a casa. Una gara di solidarietà permise anche di raccogliere fondi per l'orfanotrofio di Tripoli. Il sentimento ora si riaccende. "Io ricevo un sacco di richieste per poterli ospitare. Si è risvegliata la solidarietà che si era assopita con gli immigrati. Non so cosa è successo, forse la comunicazione, le bombe. Quando arrivarono avevano l'età di questi bambini, che al Parco della Salute disegnano bandiere e chiedono la pace. Molti sono rimasti a Palermo, come Stasia, che è diventata un medico. "Già ci sono dei centri di raccolta, anche dei farmaci, degli indumenti, perché là comunque c'è l'inverno adesso, quindi immaginare queste persone che sono sfollate adesso, private dell'essenziale, è terribile. Daremo il massimo per dare dell'aiuto concreto, il sostegno concreto". Diana invece studia all'Accademia di Belle Arti. "Che cosa provi?" "Devo dire è un senso di irrealtà. Solo questo. Cioè, non mi sembra normale che nel 2022 devo aver paura della guerra. Stiamo organizzando diverse manifestazioni, raccolta di beni di prima necessità. È il minimo che possiamo fare perché essendo troppo distanti ci sentiamo anche impotenti". "Cosa provi quando vedi chi alla tua età decide di combattere?" "È partecipare al gioco ed è sbagliato. Noi chiediamo la pace".