Primi passi avanti. Una piccola svolta, ma non abbastanza per i genitori di Giulio Regeni, che da 18 mesi cercano la verità sulla morte del loro figlio. La Procura del Cairo ha trasmesso a Roma gli atti relativi al nuovo interrogatorio a cui sono stati sottoposti i poliziotti che hanno tenuto sotto controllo il ricercatore friulano a partire dall’8 dicembre 2015 almeno fino al 22 gennaio 2016, dopo la denuncia di Said Abdallah, il capo degli ambulanti che lo aveva venduto come spia straniera. Il corpo di Giulio, con evidenti segni di torture, verrà ritrovato poco dopo, il 3 febbraio. Quei poliziotti erano stati reticenti o avevano riferito fatti non conformi al vero. Per questo, da piazzale Clodio era partita la richiesta alla Procura generale egiziana di ascoltarli di nuovo. Ora la consegna degli atti viene considerata un passo avanti nella collaborazione tra le due Procure, al punto che il Ministro degli esteri, Alfano, ha annunciato il ritorno dell’ambasciatore italiano, Giampaolo Cantini, al Cairo, sede vacante dall’8 aprile 2016. Il premier Gentiloni assicura che Cantini contribuirà all’azione per la ricerca della verità, ma proprio in nome di quella verità la famiglia di Giulio si dice indignata per la decisione del Governo. Per i genitori, ad oggi, dopo 18 mesi di lunghi silenzi e anche sanguinari depistaggi, non vi è stata nessuna vera svolta nel processo sul sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio. In una nota, diffusa dopo aver appreso la notizia del ritorno dell’ambasciatore in Egitto, scrivono: “Questa decisione presa ora, nell’obnubilamento di Ferragosto, ha il sapore di una resa confezionata ad arte”.