18, 19, 20, 21. Bravissimo! Quanto fa 17 più 4? 21. Bravissimo, Robi Questo bambino è autistico. Parla, conta ed è felice come tantissimi altri che condividono la sua stessa condizione. L'autismo non è una malattia concetto fondamentale da cui partire, ma è un disturbo. Deve essere definito disturbo della sfera autistica. È una condizione molto complessa Si manifesta dai primi mesi di vita normalmente con una serie di fenomeni comportamentali, come il bambino riesce a comunicare con il suo genitore, come il bambino riesce a interagire con le stimolazioni esterne. È quasi pieno. Pieno quasi pieno. Anche in Italia la prevalenza della sindrome è di uno ogni 75-80 bambini. Siamo arrivati all'Istituto Scientifico Eugenio Medea di Bosisio Parini, nel lecchese, perché di autismo si sente parlare ancora poco e poco correttamente. Qui, invece questo disturbo, che è certamente serio e che spaventa, si studia da anni e si affronta con un approccio multidisciplinare che dà grandi risultati. Ci teniamo a un inquadramento precoce, perché vediamo come cambiano le traiettorie di sviluppo del bambino nella precocità dell'intervento. Io penso che una mamma abbia nel cuore la difficoltà del suo bambino. Sta a noi tirarla fuori, sta a noi tirarla fuori in maniera funzionale. Mi scusi la commozione, però questo credo che sia il lavoro dell'équipe multidisciplinare La dottoressa Villa ci spiega come ogni percorso è diverso da bambino a bambino. In questo momento gli sto chiedendo “fai un piccolo sforzo per avere ciò che tu vuoi”, quindi prima uno dà un po’ tutto gratis, poi uno dice “dai, almeno aprimi le mani”. Poi se resisto un po’ lei “Ah!”. Ok, apri. Il primo obiettivo, ci dicono gli specialisti del Medea, è la diagnosi precoce perché arrivare presto significa curare meglio. Quello che noi facciamo è valutare i bambini a sviluppo tipico e i bambini che sono ad alto rischio per disturbo dello spettro autistico. Se arriva la diagnosi che nessun genitore vorrebbe sentirsi dire, è importante sapere che dalla paura e dall’incubo si può uscire con l’individuazione del percorso terapeutico migliore per ogni paziente. Noi abbiamo visto subito in Roberto una ripresa di quelle che erano le sue difficoltà, un recupero di capacità cognitive, adesso ha un linguaggio molto articolato. Perché non è vero che questi bambini così speciali non parlano, usano piuttosto un linguaggio diverso che si può imparare così come a loro invece si può insegnare a vivere con gli altri. Federico non parlava, adesso non è ancora verbale, però alcune sillabe escono, mamma e papà esce, abbiamo… Quando gli hai sentito dire per la prima volta mamma? La strada è ancora molto lunga però Stefano adesso parla, canta molto, è un canterino. Poi lui deve essere il più autonomo possibile e quindi tutti devono aiutarci a rendere possibile questa cosa. C’è un bellissimo libro che si chiama “Martino piccolo lupo” faceva cose strane, veniva escluso dal branco. “Martino piccolo lupo” che stanno inserendo nelle scuole. Questo autore dice che a un certo punto questo lupo, che era diverso dagli altri, non ululava, quindi faceva cose strane, veniva escluso dal branco però alla fine viene accettato dal branco, ma non tanto perché Martino piccolo lupo si è adattato agli altri, perché sono stati gli altri a fare un passo verso di lui.